“Le cronache politiche di questi giorni continuano a descrivere la “partita delle nomine” come una partita a scacchi con un solo giocatore. Anzi, persino la delicatissima scelta di figure tecniche e manageriali di enti e strutture strumentali, che come tali dovrebbero essere tenute al riparo della politica, sarebbe nelle mani dello stesso giocatore”. E’ quanto sostiene il vice coordinatore regionale dell’Udc Antonio Flovilla.
“Non sappiamo se le imminenti ferie per il classico periodo ferragostano mandino realmente in ferie anche i più accaniti giocatori di scacchi ma – continua – se non altro per reminiscenza giovanile qualche mossa siamo in grado di farla anche noi. Per essere più chiari, il centrosinistra deve ritrovare la squadra di governo, programmazione e proposta ed assumere il metodo collegiale perché, come sanno bene gli scacchisti, è necessario scongiurare il rischio che anche un solo pedone possa muovere scacco al re.
Dunque per ritrovare le motivazioni dello stare insieme, come componenti delle aree cattolica, moderata, riformista, riformatrice, laica e di sinistra, si ponga pregiudizialmente il problema del metodo di governo e di scelta. Da tempo, come dimostrano le continue prese di posizione, le dichiarazioni, gli articoli sui giornali regionali, specie a seguito della manovra di assestamento “mal digerita”, i partiti minori del centrosinistra manifestano un’insofferenza sempre più profonda per il livello e la qualità del confronto e quindi della condivisione nelle scelte più importanti che sono decisamente al di sotto delle aspettative. Perciò il rilancio del centrosinistra, tanto più necessario per fronteggiare le conseguenze fortemente negative che verranno al Mezzogiorno e alla Basilicata e ai ceti sociali più deboli come ai piccoli e medi imprenditori di ogni settore da parte della manovra finanziaria di Governo, si deve costruire – dice Flovilla – con la ripresa politica di settembre quando la Giunta è attesa da scadenze sia di carattere programmatico e di spesa che di nomina in enti, società, aziende sub regionali. In entrambi i casi si rende necessaria una regia comune, senza strappi e forzature, che tenga conto di tutte le componenti politiche ed ideali, dei differenti punti di vista da ricondurre ad unità. Diversamente, nomine che rispondessero alla logica di premiare tutte le componenti del partito più forte della maggioranza, per accontentare tutti i big, sarebbero destinate ad acuire contrasti e divisioni, e ad indebolire la tenuta della coalizione confermando la convinzione diffusa che la partita delle nomine equivalga ad un’eredità da dividere in famiglia”