“Il Piano Socio Sanitario Regionale, che rappresenta una buona opportunità per la nostra regione, non deve rischiare di rimanere uno strumento caratterizzato da numerose e buone intuizioni ma da scarsa applicazione. Purtroppo, dalle scarse informazioni che abbiamo, leggendo i giornali in merito all’incontro di ieri della maggioranza sulla sanità, la nostra preoccupazione sembra rafforzata innanzitutto perché non c’è alcuna indicazione sulla necessità, non più esorcizzabile, di contenere il deficit galoppante e che pare destinato a produrre, entro la fine dell’anno, altri 44,5 milioni di euro. Quanto alla scelta di ricorrere ad altre convenzioni con istituti o strutture, con una spesa non certo irrilevante, non mi pare che essa trovi alcuna plausibile giustificazione e tanto meno sia il risultato di una riprogrammazione sul territorio di strutture ospedaliere e servizi”. E’ quanto afferma in un comunicato il vice coordinatore regionale dell’Udc Antonio Flovilla.
“Occorre evidenziare – prosegue – che i percorsi ipotizzati con il PSR, per la loro realizzazione, necessitano di chiara programmazione che indichi presidi, attività, territori e competenze senza lasciarsi eccessivamente condizionare dal problema dei costi perché ciò che si vuole realizzare è una inversione di tendenza che non può non avere costi e senza però non lasciarsi prendere la mano dal “nuovismo” a tutti i costi che potrebbe essere solo fonte di sprechi.
La nuova sanità ha bisogno, cioè, di una seria e realistica riconversione del ruolo e delle funzioni dell’esistente, con precisa indicazione delle strutture e dei territori coinvolti.
L’IRCCS-CROB, che da tempo subisce l’attacco indiscriminato, anche di uomini delle Istituzioni che sembrano più essere capi di tifoserie schierate, – sottolinea Flovilla – dovrà continuare a svolgere il ruolo fondamentale che il riconoscimento ministeriale gli accredita, cioè quello di essere un Istituto di Ricovero e Cura a carattere scientifico nella lotta ai tumori. Essere quindi punto di riferimento, non solo regionale ma anche interregionale o nazionale, per tutte le attività necessarie alla prevenzione, diagnosi e cura della patologia oncologica.
Il San Carlo, dal canto suo, dovrà trovarsi nella condizione di essere indiscusso protagonista dell’eccellenza sanitaria della regione senza invadere campi e territori ormai non più di sua competenza.
Si vuole cioè rendere chiaro il mandato regionale e ciò dovrà avvenire regolando in maniera intellegibile i rapporti fra le AA. SS. Regionali.
Occorre una riflessione reale e costruttiva del sistema emergenza-urgenza, delle modalità di funzionamento negli anni trascorsi, delle criticità e del suo giusto dimensionamento.
Per quanto attiene infine ai compiti e alle funzioni da affidare al privato accreditato, e allo spazio da concedere alla libera iniziativa, occorre considerare che in una rete così immaginata il ruolo del privato accreditato e della libera iniziativa in Sanità è fondamentale, soprattutto nella fase di passaggio da un sistema “ospedale-centrico” ad un ritrovato protagonismo del territorio.
In conclusione, vorremmo un Piano Sanitario Regionale meno ridondante, di poche pagine e che contenga con estrema chiarezza il disegno dell’organizzazione che avremo alla fine del percorso immaginato. La politica si faccia carico di mediare con le popolazioni affinché, tra le buone intenzioni e ciò che è realmente possibile fare, si trovi una via finale comune che ci porti fuori dalle incertezze, dalle confusioni istituzionali e per arginare un deficit che rischia di diventare incontrollabile”.
BAS 05