Per il consigliere Idv “la Sata, insieme al Campus, può avere una missione specifica che guardi al comparto automotive di un bacino industriale più ampio a livello centro-sud Italia e dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo”
“I piani dell’a.d. Fiat Marchionne per ‘riorientare’ la presenza in Italia hanno bisogno innanzitutto di ricerca e migliore innovazione di prodotto per nuovi modelli in grado di competere sui mercati. In tutto questo il Campus Tecnologico di Melfi diventa lo snodo principale”. E’ quanto afferma il capogruppo di Idv Antonio Autilio sostenendo la necessità di “accelerare l’iter per la realizzazione del Campus che qualche giorno fa ha, pure, fatto un passo avanti per l’appalto dei lavori nell’area di San Nicola. Prepararsi per la ripresa del mercato auto e quindi rinviando gli investimenti come hanno ripetuto ieri ai rappresentanti del Governo i dirigenti Fiat non significa restare a braccia conserte magari in attesa che la ripresa di vendite parta dalla Cina o dall’India per arrivare in Europa e da noi. Quanto al rinvio del Programma Fabbrica Italia, Governo e Regioni devono far sentire il fiato sul collo del management Fiat perché non si traduca in un impegno generico, pensando solo agli ammortizzatori sociali per i lavoratori italiani”.
Secondo Autilio “la scelta della Regione a sostegno del Progetto Campus costituisce una sfida per tendere all’innalzamento degli investimenti e della spesa nel settore della ricerca e al tempo stesso per orientare linee di intervento e strumenti verso l’utilizzo delle eccellenze lucane formate sui programmi di sviluppo tecnologico. Non va dimenticato che la Regione sul finire della scorsa legislatura ha deciso di investire con il gruppo Fiat 18,5 milioni di euro nella ricerca allo scopo di rafforzare il sistema dell'offerta scientifica rappresentando un punto specialistico di riferimento non solo per lo sviluppo dell'’automotive’ ed ha integrato gli interventi previsti nell’Accordo di Programma con azioni rivolte alla formazione specialistica di 20 giovani ricercatori lucani. Per tutti questi motivi è semplicemente impensabile che programmi di sviluppo tecnologico al servizio degli stabilimenti nazionali della Fiat ed internazionali possano coesistere con riduzione della produzione, ridimensionamento di stabilimenti, chiusure di fabbriche dell’indotto e trasferimenti di produzioni all’estero”.
“Sembra passato un secolo dal 1 marzo 2009 – aggiunge l’esponente dell’Idv – quando incontrammo Marchionne in Regione e quando fu lo stesso amministratore delegato della Fiat a confermare il progetto strategico della Fiat ribadendo, per citare le sue parole di impegno, che ‘non si tratta solo di fare un prodotto. La forza di quel prodotto dipende in gran parte dal tipo di azienda che c’è dietro, dall’impegno che mette nelle attività di ricerca e innovazione, negli investimenti per la formazione delle persone e per la qualità della loro vita lavorativa’”.
“Noi ci abbiamo creduto e – conclude Autilio – continuiamo a credere che la Sata, insieme al Campus, può avere una missione specifica che guardi al comparto automotive di un bacino industriale più ampio, a livello centro-sud Italia e dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo”.