Festa Cgil, Summa: investire nel welfare

Mi ninni: combattere l'odio so fenomeno del caporalato

Il Mezzogiorno tutto e la Basilicata potranno ritrovare la chiave dello sviluppo a partire dagli investimenti nel welfare per rispondere ai sempre più crescenti bisogni sociali e per creare nuovo lavoro. Bisogna riprendere il filo della infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno, innervando le comunità e i territori di relazioni umane, di qualità dei servizi, di standard sociali e assistenziali elevati, di ruolo e funzioni delle pubbliche amministrazioni, di alto rendimento istituzionale”.

 

Così il segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa durante il dibattito “Il welfare che crea lavoro” oggi a Potenza in piazza Don Bosco alla prima giornata della quarta festa Cgil Potenza e Cgil Basilicata

 

“La lunga crisi nella quale siamo immersi e per la quale non si vedono ancora segnali decisi di fuoriuscita – ha proseguito – rendono evidente un aspetto che si è palesato a piccole dosi lungo i decenni: il welfare, atteggiandosi a soggetto economico di impatto rilevante (sia per la massa di risorse finanziarie che distribuisce, sia per il ruolo di regolazione del mercato), sconta una crisi di legittimazione e di efficacia, accentuando i suoi elementi di rigidità rispetto alla flessibilità oggi richiesta dal sistema capitalistico per poter mantenere alti livelli di crescita e di espansione e per renderne sostenibile, sul piano finanziario, la spesa”.

 

“La strada da percorrere – ha  concluso – è da un lato il Piano nazionale per la lotta alla povertà, attraverso il classico sostegno economico e un rafforzamento dei servizi alla persona, partendo dalle reti dei servizi e degli interventi sociali previsti dalla legge 328 del 2000. Dall’altro, tenendo conto dell’alto l’indice di invecchiamento della Basilicata e dello spopolamento che non si è mai arrestato, è una politica regionale di supporto al reddito minimo, di supporto al disagio sociale che vivono i nostri anziani e i nostri giovani, puntando su politiche sociali di partecipazione e di riforma del nostro sistema socio-sanitario-assistenziale, sugli asili nido e su una maggiore chiarezza e specializzazione nelle fasi di accreditamento di strutture di cura e assistenza”. 

 

Al dibattito hanno partecipato anche Gaetano Sateriale coordinatore Piano del lavoro Cgil, Riccardo Realfonzo dell’Università del Sannio, Adriano Giannola presidente Svimez, Lea Battistoni amministratore delegato Battistoni&Partner e Flavia Franconi assessore alla Salute della Regione Basilicata.

 

L’incontro ha seguito la presentazione dell’ultimo rapporto sulle agromafie della Cgil, cui hanno preso parte Giuseppe Burdi, segretario generale Flai Cgil Potenza, Francesco Carchedi sociologo (Osservatorio Placido Rizzotto) e tra i curatori del rapporto, Giovanni Mininni segretario nazionale Flai Cgil, Don Marcello Cozzi vice presidente nazionale di Libera, Filippo Bubbico vice ministro dell’Interno. 

 

“La sottoscrizione del protocollo avvenuta in Basilicata a fine luglio – ha detto Mininni – è sicuramente un passo in avanti importante per il contrasto allo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura e al fenomeno del caporalato, inserendosi a pieno titolo con quanto messo in campo dal protocollo nazionale che prevede una serie di azioni sui territori. Con queste modalità si cominciano a consolidare i primi strumenti necessari a contrastare l’odioso fenomeno. Anche se il settore agricolo non è tutto contraddistinto dallo sfruttamento e dal caporalato, con aziende importanti e produzioni di eccellenza, in molte zone del nostro Paese esistono aree, senza alcuna distinzione economica del valore delle produzioni e geografica tra nord e sud, dove la violazione dei contratti nazionali e provinciali e l’intermediazione illecita della manodopera è una pratica consolidata.

 

E’ naturalmente un fenomeno sociale e culturale – ha continuato – legato alla destrutturazione delle leggi sul lavoro e al fatto che i controlli sono stati progressivamente allentati negli ultimi decenni. Ciò evidenzia la necessità di riportare in chiarezza la filiera e di istituire il collocamento pubblico in agricoltura, come luogo nel quale avviene l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro. Si ripristini, quindi, una pratica ordinaria di controlli sulle imprese che scelgono di competere nell’illegalità. Molti di questi strumenti – ha concluso Mininni – sono previsti nel disegno di legge 22/17 approvato al Senato e passato alla Camera. Vigileremo su una sua rapida approvazione poiché è necessario estirpare la piaga del caporalato e dello sfruttamento in agricoltura per ridare dignità a questo importante settore produttivo del nostro Paese”.

 

    Condividi l'articolo su: