“Con la soppressione delle comunità montane è risultata evidente la necessità di individuare e costruire un livello intermedio di governo locale: un livello cui demandare il recepimento delle istanze delle comunità locali comunali, la loro elaborazione e proposta soprattutto verso il governo regionale”. E’ quanto si legge in una nota divulgata dal Presidente dell’Area Programma Alto Basento Bradano Camastra Gerardo Ferretti e dal vicepresidente Antonio Lo Re.
Una nota per condividere il senso di una riforma che senza costi aggiuntivi né ulteriori sovrastrutture o apparati politici – ricorda Ferretti – riunisce i Sindaci, in rappresentanza dei rispettivi territori, al fine indispensabile di collaborare per la gestione di attività di interesse comune.
“La previsione dettata dall’art. 23 della legge regionale n. 33 del 2010 e la successiva istituzione delle aree programma – sostiene il Presidente dell’Area Programma – rispondono all’esigenza, semplice nella sua nettezza, di rendere l'azione amministrativa efficiente, efficace, razionale ed adeguata in ossequio al principio costituzionale di buon andamento”.
D’altronde, – prosegue il comunicato di Ferretti e Lo Re – la legge regionale che ha previsto la costituzione delle aree programma dipinge un innovativo sistema di governance locale, secondo il quale l’area programma altro non è che il luogo istituzionale nel quale discutere di politiche territoriali a dimensione locale, in riferimento ad importanti funzioni fondamentali comunali (polizia locale, amministrazione generale, servizi socio-assistenziali, gestione del territorio, istruzione , ecc.) che per espresso obbligo di legge statale i comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti, fra breve, non potranno svolgere in forma singola ma solo associandosi.
Con questo scenario nazionale e regionale che indica nell’associazionismo la strada maestra per realizzare economie e per rendere ai cittadini servizi di adeguato livello qualitativo, anche in virtù delle caratteristiche orografiche e demografiche dei nostri comuni, che solo in alcuni casi superano i 5000 abitanti, l’aggregazione non poteva che delinearsi secondo un ambito territoriale ottimale che fosse equilibrato nella consistenza territoriale e demografica, che fosse cioè un adeguato punto di osservazione per proporre politiche di sviluppo tra il singolo comune e la regione.
Sette sono le aree programma, cinque in provincia di Potenza, due in provincia di Matera, con un bacino individuale di comuni di 15/20 comuni ed una popolazione sui 50/60mila abitanti; quindi, bacini territoriali e demografici ottimali in grado di raccogliere e rappresentare le istanze locali in maniera puntuale e celere.
“Tutto ciò, spiega Ferretti, per ottimizzare le risorse finanziare purtroppo ridotte rispetto anche da un passato recente, avviene a costo zero in quanto le funzioni di governo e di programmazione sono affidate alla Conferenza dei Sindaci rappresentata dal suo Presidente che può essere esclusivamente un Sindaco o un suo delegato, le funzioni gestionali (gestione dei procedimenti e delle risorse finanziarie) sono assicurate da una “piattaforma amministrativa” di uno dei Comuni aderenti all’Area Programma, senza nuovi costi per il personale, in quanto vengono impiegati i lavoratori che facevano capo alle soppresse comunità montane ”.
“In questo momento – conclude la nota – quella delle aree programma mi sembra la migliore delle riforme in quanto riesce a coniugare rappresentatività democratica dei territori, risparmi nelle gestioni, efficienza dell’azione amministrativa nell’interesse soprattutto di cittadini”.
BAS 05