“La Cia segue con grande attenzione la “vicenda Fenice” soprattutto per l’impatto con un’area agricola di grande qualità e di produzioni tipiche che hanno mercati consolidati e persino esteri”.
E’ il commento dell’Ufficio di Presidenza della Cia della Basilicata che ribadisce “il ruolo attivo degli agricoltori attraverso buone pratiche da adottare in campagna per contribuire alla salvaguardia delle nostre risorse: razionalizzare l'uso dell'acqua, ridurre i fitofarmaci, aumentare la produzione di biomasse e di coltivazioni biologiche. E non è casuale l’adesione degli agricoltori a tanti comitati spontanei di cittadini che si battono per la tutela del territorio anche dalla realizzazione di mega-discariche o attività industriali inquinanti”.
“La sospensione dell’attività dell’impianto Fenice – aggiunge la nota – è sicuramente un atto importante ma da solo insufficiente se rapportato ai problemi di impatto ambientale che le aziende agricole lucane hanno in più parti del nostro territorio e non solo in Val d’Agri e nel Sauro per effetto delle attività petrolifere”.
La Cia – si legge nella nota – sta portando avanti impegni rivolti alla difesa del suolo. Ha sottoscritto nel febbraio 2010 un Manifesto, voluto tra gli altri dalla Comunità Europea, che promuove la realizzazione di interventi e infrastrutture per rafforzare il ruolo del settore nella sua conservazione. L'impoverimento del suolo, l'erosione idrica, la perdita di sostanze organiche, l'inquinamento legato a urbanizzazione e industrializzazione, la scomparsa di produttività e biodiversità interessano il 21 per cento del territorio italiano, attualmente a rischio di desertificazione e addirittura il 41,1% di quello situato nelle regioni centro-meridionali del paese. Si tratta di un fenomeno che negli ultimi 40 anni ha determinato un calo del 30% della capacità di ritenzione e di regimazione delle acque, compromettendo le coltivazioni e accrescendo di tanto le situazioni di rischio idrogeologico.
In questo senso, continua la Cia, l'agricoltura, se condotta in modo sostenibile, può contenere il rischio desertificazione, operando così un'azione di controllo e tutela per evitare l'impoverimento di suoli produttivi. Per questo motivo diventano fondamentali la reintroduzione di rotazioni migliorative, l'uso di colture a radice profonda e la diffusione dell'aridocoltura”.
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