Per il consigliere regionale di Centro Democratico “è la prima volta che da noi assumere a tempo indeterminato costa meno che assumere a tempo determinato”
“Non vorrei rovinare la ‘luna di miele’ tra Marchionne e Renzi – Pittella ma sono stati gli stessi leader sindacali a proposito del cosiddetto piano assunzioni della Fca a sostenere che più che del Jobs Act il merito sia da attribuire alla decontribuzione prevista in legge finanziaria per le imprese che assumono a tempo indeterminato”.<br /><br />E’ quanto sostiene il consigliere regionale del Centro democratico Nicola Benedetto per il quale “in forma più semplice e con linguaggio meno sindacalese: è la prima volta che da noi assumere a tempo indeterminato costa meno che assumere a tempo determinato”.<br /><br />“Altro fattore – aggiunge – è il mercato auto e nello specifico dei modelli prodotti a Melfi che tira anche se a raffreddare gli entusiasmi ci ha pensato l'ufficio studi Confcommercio con il rapporto diffuso oggi, mettendo in guardia sui consumi: è vero, si registra qualche piccolo dato positivo ma, agli attuali tassi di crescita di pil, consumi e reddito disponibile, solo tra 15 anni, nel 2027, si tornerà al pil pro capite del 2007”.<br /><br />“Dunque – continua Benedetto – i segnali di miglioramento presentano ‘alcuni elementi d’incertezza’ legati alle percezione da parte delle famiglie e delle imprese della solidità della ripresa. Nel 2014, come fa notare l'ufficio studi Confcommercio, la capacità del tessuto imprenditoriale dei servizi di mercato si è ridotta in maniera significativa, mostrando, tra iscrizioni e cancellazioni di imprese nei registri delle Camere di commercio, un saldo negativo di circa 70mila unità". Nel 2015-2016 Confcommercio si attende un ridimensionamento del saldo negativo a 17 mila unità, grazie prevalentemente all'incremento atteso nelle iscrizioni”.<br /><br />“Di fronte a un pil più debole, il saldo negativo peggiorerebbe a 27 mila unità. E la durezza della crisi – conclude il consigliere del Centro democratico – potrebbe avere effetti irreversibili o, almeno, di eccezionale durata, sulla dimensione dell'area della povertà assoluta che da noi è già un'emergenza sociale. Con questi dati continuare a vedere il bicchiere mezzo pieno non aiuta perché se non ripartono i consumi, se non si riducono le tasse a carico delle attività produttive, non si rende più semplice il rapporto del cittadino con il fisco e non si rimette in agenda la centralità della piccola e media impresa il lavoro potrebbe diventare specie nella nostra realtà regionale temporaneo e limitato”.<br /><br />lc