Lo stop per ritardi autorizzativi legati al collegamento al Centro Olio.
L’Eni, attraverso una nota stampa informa che ambiente, sostenibilità, sicurezza e sviluppo sono le priorità nell'attività dell'Eni, che a seguito di una serie di posizioni non corrette diffuse sul pozzo Cerro Falcone 2 ha deciso di fare chiarezza per rispetto del territorio, dei cittadini e delle Istituzioni.
Il pozzo Cerro Falcone 2 esiste nell’attuale ubicazione sin dal 1995, quando si è dato il via alle attività di perforazione. La sua vita produttiva è iniziata il 12 ottobre 1999 e a tutt’oggi ha prodotto circa 2,5 milioni di barili di petrolio attraverso un sistema di produzione denominato LPT (Long Production Test), che prevedeva il trasporto del greggio al Centro Olio mediante autobotti.
Dal 1995 ad oggi sono stati eseguiti sul pozzo interventi di manutenzione (Work Over), nell’ambito del normale ciclo produttivo del pozzo, senza che si siano mai verificati incidenti di alcun genere che abbiano coinvolto il personale o che abbiano prodotto impatti sull'ambiente (in particolare sulle sorgenti e sulle falde idriche dell’area circostante). Si esclude pertanto ogni possibile inquinamento delle falde superficiali legato alle attività dell'Eni.
Il 31 gennaio del 2009 si sono definitivamente concluse le attività di produzione tramite il sistema di produzione LPT, con il pozzo Cerro Falcone 2 temporaneamente chiuso alla produzione già da fine 2008 per attività di manutenzione programmata.
Ad oggi non è stato possibile riprendere la produzione a causa di ritardi nel perfezionamento dell’iter burocratico necessario al rilascio dell’autorizzazione alla messa in produzione attraverso condotta. Un sistema di trasporto del greggio per il quale l'Eni ha profuso un notevole impegno proprio per eliminare definitivamente il trasporto mediante autobotte e compiere un enorme passo avanti verso la massima tutela dell’incolumità delle persone e la piena salvaguardia dell’ambiente.
Il sistema di produzione attraverso condotte che convogliano la produzione di tutti gli altri pozzi dell'area di Cerro Falcone verso il Centro Olio di Viggiano è già entrato in esercizio con successo dal 4 novembre 2010.
In definitiva, i lavori che interesseranno Cerro Falcone 2, oggetto dell’ultima Delibera di Giunta Regionale del 12 luglio scorso, sono totalmente coerenti con quanto realizzabile all’interno del territorio del Parco nell’ambito delle attività di estrazione di idrocarburi liquidi, secondo quanto previsto dal DPR del 08.12.2007 relativo all’istituzione dell’Ente Parco dell’Appennino Lucano–Val d’Agri–Lagonegrese e saranno realizzati totalmente all’interno dell’area dell’attuale postazione.
Eni evidenzia l’importanza di questa attività nell’ambito del programma di sviluppo del progetto Val d’Agri alla base degli accordi del 1998 che a più di dieci anni di distanza non è stato ancora completato.
Le aspettative dei territori della Val d’Agri e della Val Camastra e la crescita del Polo dell’energia non possono prescindere dal fisiologico sviluppo delle attività alla base dei programmi concordati ed autorizzati e dalle attività di manutenzione sui pozzi e sulle attrezzature di superficie.
La continua strumentalizzazione di ogni iniziativa e il rifiuto a priori di qualsiasi intervento non possono permettere un confronto sulle attività di valorizzazione del giacimento della Val d’Agri.
Eni è sempre disponibile ed aperta ad un confronto equilibrato su questi argomenti per la definizione di un piano industriale di medio-lungo termine perfettamente sostenibile e indispensabile per lo sviluppo del territorio.
Una precisazione dovuta dall'Eni proprio per evitare che l'accavallarsi di informazioni arrivi al territorio in maniera distorta e non corrispondente al vero.