Eni, Castelluccio: nessuna ammissione di responsabilità

Il Vice presidente del consiglio regionale: “Eni oltre alle scuse rilanci progetto chimica verde in Valbasento”

&ldquo;Nelle dichiarazioni dell&rsquo; amministratore delegato dell&rsquo;Eni, Claudio Descalzi, non c&rsquo;&egrave; solo una prima importante ammissione di responsabilit&agrave; nei confronti della comunit&agrave; lucana con la volont&agrave; di chiedere scusa, ma anche riferimenti a progetti su gas, energie rinnovabili, chimica verde. In particolare si sono perse le tracce del progetto di ricerca e di sviluppo industriale sulla &lsquo;chimica verde&rsquo; in Basilicata, un progetto che interessa la ValBasento e prevede il coinvolgimento di strutture di ricerca della Regione, dell&#39;Enea di Trisaia e dell&#39;Universit&agrave; di Basilicata. Un&rsquo;iniziativa che attraverso la realizzazione di un impianto di estrazione della gomma, un impianto di valorizzazione della biomassa risultante dal processo di estrazione, ha un contributo diretto anche nell&rsquo;occupazione della filiera agricola con circa 5000/6000 ettari di nuova coltivazione e quindi diverse migliaia di giornate di lavoro&rdquo;.<br /><br />Ad affermarlo &egrave; il vice presidente del Consiglio regionale ed esponente di Forza Italia, Paolo Castelluccio, sottolineando che &ldquo;per il futuro della ValBasento i programmi Eni per la chimica verde hanno al centro un sistema che vede Agricoltura e Industria collegate per una nuova cultura economica che tende a produrre prodotti e non rifiuti, una cultura industriale attenta all&rsquo;ecologia e compatibilit&agrave; ambientale dei prodotti. Esistono inoltre collegamenti sia pure indiretti tra questi progetti e quelli di Matera Capitale della Cultura Europea&nbsp; 2019 nonch&eacute; esempio mondiale di Rigenerazione Urbana, per lanciare un nuovo modo di fare economia, fondato su un&rsquo;agricoltura e un&rsquo;industria capaci di relazionarsi per la valorizzazione delle risorse territoriali e per l&rsquo;offerta di prodotti nel pieno rispetto della natura e dell&rsquo;ambiente, diversamente dal passato&rdquo;.<br /><br />&ldquo;L&rsquo;Eni &ndash; dice ancora Castelluccio &ndash; ha un debito pesante ni confronti della ValBasento dove ci sono ancora i segni evidenti del sogno chimico finito con il triste risveglio di migliaia di lavoratori e con un&rsquo;area non a caso rientrante tra i siti italiani da bonificare per la presenza di attivit&agrave; altamente inquinanti. E&rsquo; qui che Eni deve dimostrare per usare le parole di Descalzi come intende &ldquo;cambiare pelle&rdquo; per rispondere a uno scenario&nbsp; profondamente mutato, complici anche la decarbonizzazione in atto e il crollo del prezzo del petrolio. Il colosso energetico italiano ha anticipato i tempi cambiando modello strategico e implementando un&rsquo;organizzazione snella e sempre pi&ugrave; orizzontale che l&rsquo;ha portata ad archiviare il vecchio assetto divisionale per diventare una societ&agrave; oil &amp; gas integrata con al centro non solo gli azionisti ma tutti gli stakeholder. E&rsquo; tempo &ndash; aggiunge – di pensare alla definizione di nuove linee produttive di sfruttamento in loco dei derivati, con microinterventi nella &lsquo;chimica fine&rsquo; e dei nuovi materiali, delle bioplastiche, del farmaceutico e del biosanitario.&nbsp; Un potenziale produttivo di questo pacchetto pu&ograve; arrivare a generare occupazione, da noi, sino a 2000/3000 unit&agrave;, senza prendere per buona la &#39;promessa&#39; dei 25mila posti diffusa dai manager Eni e dagli uomini di Assomineraria. Per la ValBasento una delle vie d&rsquo;uscita &ndash; insieme all&rsquo;agro-alimentare con attivit&agrave; di trasformazione in loco dei prodotti del Metapontino &ndash; &egrave; il Distretto della chimica verde per evitare la morte della ValBasento e riprendere le fila di un&rsquo;area in cui la reindustrializzazione deve&nbsp;passare necessariamente dalla fase della bonifica&rdquo;.<br />

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