“Uè giovinò ho un pallino che mi passa per la testa”. Così il consigliere Navazio (Gm) ama ricordare Don Dante Casorelli
“Don Dante Casorelli se ne è andato. Un pezzo della nostra città non c’è più. Per la mia generazione – dice Navazio – Don Dante vuol dire le prime gite al mare, il campeggio a San Menaio, il mattarone, i lupetti, i boys scout, i primi sci di legno, l’alfabeto morse, il nodo scorso e quello margherita, le uscite domenicali, la littorina del tempo, il premio di pittura del Vulture, l’amore sviscerato per la città, l’abitudine alla riflessione, la ricerca del dialogo, la battaglia per Melfi Provincia, lo sciopero della fame, la conservazione e la tutela del patrimonio, la via Crucis, il campo scout a Monticchio. Aveva sempre un pallino che si metteva in testa. E, quando, con discrezione si avvicinava, con quell’epiteto – giovinò – era sempre per una nuova idea che gli frullava. Una idea che prima o poi doveva realizzare. Una idea sempre al servizio della comunità. Come quando mi incaricò della sua idea, già dal 1987, di una via Crucis che si sviluppasse sulla collina Cappuccini”.<br /><br />“Non si fermò davanti ai soldi, non si fermò davanti agli adempimenti burocratici. E testardamente – rammenta Navazio – una volta che assunsi la carica di Sindaco, mi ricordò che avevamo un impegno con lui e la città. Con il progetto dell’architetto De Luca si portò a compimento quel suo desiderio. Come quando ha regalato alla città i quadri di Carlucci raffiguranti il castello di Melfi. Perché in Comune non c’era un quadro che lo raffigurasse nelle diverse angolazioni”.<br /><br />“Melfi perde un figlio prezioso ed insostituibile. Un punto di riferimento per tante battaglie. Un uomo della Chiesa che interpretava i bisogni di un popolo. Un uomo custode dei beni della Chiesa a cui dobbiamo dire grazie per averceli conservati nonostante la sciagura del terremoto. Ora lo piangiamo sperando di continuare nel suo insegnamento. ‘Giovinò, ora chi ci metterà un pallino nella testa?’”.<br /><br />