“Dimissioni in bianco”, Romaniello: si affronti il problema

Per il capogruppo di Sel la Regione deve essere in prima fila “nella lotta a quella che è un’autentica barbarie che coinvolge soprattutto le donne in maternità”

“La Regione deve essere in prima fila nella lotta a quella che è un’autentica barbarie, la pratica delle ‘dimissioni in bianco’, che coinvolge soprattutto le donne in maternità”. A sostenerlo è il capogruppo di Sel in Consiglio regionale Giannino Romaniello, il quale aggiunge che “ciò può avvenire limitatamente alle competenze che può esprimere una Regione, ovvero sulle aziende appaltatrici di servizi di cui si serve la Regione e sulle aziende che ricevono dalla Regione benefici di ogni tipo, finanziamenti diretti, agevolazioni, garanzie sui mutui per gli investimenti: in entrambi i casi è necessario prevedere che le eventuali dimissioni di una lavoratrice o di un lavoratore siano firmate ‘in diretta’ davanti ad un ufficiale pubblico, ovvero il dirigente responsabile del contratto nei casi di appalti. Nel caso di mancata ottemperanza a queste disposizioni, l'azienda dovrebbe vedersi revocato l'appalto o il finanziamento e l'agevolazione di cui ha beneficiato”.

Nel sottolineare che “a seguito della soppressione della legge 188, per decreto del governo Berlusconi nel 2008, molti sono stati i ricatti e gli abusi a danno delle madri-lavoratrici che hanno dichiarato di essere state licenziate o costrette a dimissioni in occasione di una gravidanza”, Romaniello afferma che “rendere difficile, se non inconciliabile, il rapporto fra lavoro e maternità delle donne italiane ha contribuito nel nostro Paese al raggiungimento dei più bassi livelli al mondo di natalità e i più bassi livelli di occupazione femminile in Europa, nonché il più basso tasso di crescita del Pil. Per interrompere questo trend deleterio per le donne e per tutto il Paese, Sel, Pd, Idv, la Cgil, il movimento Se Non Ora Quando hanno indetto la raccolta delle firme che verranno inviate al Presidente del Consiglio Monti, ai Presidente del Senato e della Camera Schifani e Fini, al Ministro del Lavoro, Fornero, sperando che si facciano carico del problema promuovendo le azioni necessarie al ripristino della legge 188 a tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
La larga mobilitazione in favore del ripristino dei contenuti della legge 188 ha rimesso negli ultimi mesi tra le priorità dell’agenda parlamentare il contrasto all’estorsione della firma in bianco di una lettera di dimissioni al momento dell’assunzione”.

“Da una prima lettura del Ddl del governo – continua Romaniello – però emergono alcune domande: Perché si prevedono due passaggi e due oneri: la comunicazione del datore di lavoro e quella di conferma del lavoratore e della lavoratrice? Chi garantisce il controllo efficace contro le discriminazioni nel lavoro per maternità , vista l’attuale inadeguatezza degli ispettorati del lavoro e dei servizi sociali a cui l’articolato demanda tale funzione? Cosa avviene se il lavoratore o la lavoratrice non sottoscrivono le dimissioni e, dunque, fanno emergere il reato che è già riconosciuto in quanto la firma in bianco è un’estorsione che è resa possibile dalla disparità di potere tra chi da' lavoro e chi ne ha un bisogno vitale?. Di qui l’impegno a sostenere le rivendicazioni delle madri-lavoratrici”.

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