Per l’esponente del Gruppo misto “pur nei ristretti ambiti di manovra, il Piano è sicuramente migliorabile e rappresenta un punto di partenza su cui continuare a lavorare per programmare quel futuro a cui la scuola e le istituzioni devono tendere”
Il “Piano triennale di dimensionamento delle istituzioni scolastiche della Regione Basilicata” varato ieri sera dal Consiglio regionale “è un lavoro complesso e difficile per garantire una organizzazione scolastica funzionale e coerente con il territorio lucano per una continuità scolastica che esalti le prerogative dei singoli istituti e dei suoi rappresentanti. Esigenze comuni avvertite dal territorio e che il Consiglio regionale, dopo il primo lavoro dei Consigli provinciali, sentiti i rappresentanti istituzionali delle singole rappresentanze locali, hanno provato ad armonizzare e mettere a sistema”. E’ quanto afferma il consigliere regionale del gruppo misto Aurelio Pace. A suo parere “la nuova organizzazione scolastica lucana, tenendo ben presenti gli indirizzi ministeriali, ne esce rafforzata e amalgamata anche attraverso il recepimento di emendamenti proposti dalla maggioranza e dal sottoscritto”.<br /><br />“Spiace constatare – aggiunge Pace – che pur se le interlocuzioni tra Province e Comuni sono state esaustive e tempestive non siano mancate polemiche che, non è difficile immaginarlo, hanno più che altro una matrice politico-elettorale. Da un punto di vista generale, il Piano prova a riorganizzare un tessuto scolastico regionale che – senza infingimenti – nei prossimi anni sconterà un graduale e inesorabile calo delle iscrizioni dovuto ad uno spopolamento che le istituzioni devono impegnarsi a frenare. Del resto proprio dalla scuola e dall’istruzione deve partire quella generale riscossa che dovrà consentire ai nostri tanti piccoli centri di non perdere ulteriore terreno a livello sociale e produttivo né tantomeno a livello di popolazione”.<br /><br />“In particolare sono stati approvati – e di questo ringrazio i colleghi consiglieri – alcuni miei emendamenti – afferma ancora l’esponente del Gruppo misto – che riguardano la riorganizzazione degli istituti di San Fele, Tursi e l’It Giorgi, sempre nello spirito di tutelare comunità, operatori, famiglie e, soprattutto gli studenti e l’offerta formativa e didattica. A San Fele è stato evitato un accorpamento forzoso e orograficamente inconcepibile che prevedeva l’unione all’Istituto di Bella. Pensare che, territori distanti e divisi dal famigerato passo delle Crocelle, potessero avere la stessa dirigenza esponeva – soprattutto in inverno – il personale docente e amministrativo a rischi da evitare. Riunire nella direzione di San Fele gli altri Comuni contermini geograficamente e vicini culturalmente come Rapone, Atella e Ruvo del Monte è stata un scelta lungimirante e logica che garantirà la continuità didattica ed eviterà smembramenti illogici. Lo stesso dicasi per Tursi che, in base a direttive e criteri ministeriali, rischiava di non avere una sua autonomia, ma di trovarsi accorpata a Valsinni. Proprio il centro nevralgico per quell’area, sede vescovile e nell’anno del centenario della nascita di Albino Pierro, che tanto sta investendo a livello culturale e didattico, non poteva rimanere senza una guida anche amministrativa che seguisse e accompagnasse importanti scelte e progetti. Paesi aggregatori, come vengono definiti dalle linee guida, che hanno ora l’obbligo di offrire servizi, trasporti e piani didattici all’avanguardia”.<br /><br />A parere di Pace “il Piano, pur nei ristretti ambiti di manovra, è sicuramente migliorabile e – come ha ben detto l’assessore Cifarelli – rappresenta solo un punto di partenza su cui continuare a lavorare per programmare quel futuro a cui naturalmente la scuola e le istituzioni devono tendere. Le pluriclassi e i trasferimenti chilometrici per piccoli studenti devono essere solo un ricordo e meritano un’attenzione particolare da parte della stessa Regione. Occorrerà difendere il futuro dei nostri figli, magari pensando ad una scuola generalista che garantisca a tutti un’istruzione moderna e di qualità, ma pensare che tutto si risolva attraverso una presidenza in più o in meno rappresenta un falso problema. I territori devono investire in cultura secondo le proprie peculiarità e vocazioni specifiche. L’esempio del Vulture (con Venosa polo umanistico, Melfi polo scientifico e manifatturiero, Rionero polo artistico, e Lavello polo agricolo) deve far riflettere tanto gli amministratori locali che quelli regionali per garantire un’offerta didattica capace di esaltare i territori e dare possibilità di crescita e di lavoro ai suoi giovani. L’alternanza scuola – lavoro diventerebbe, questa sì, una opportunità per studenti e imprese, capace di esaltare le vocazioni territoriali e le aspirazioni dei giovani. La demografia, però, resta il vero problema a cui occorrerà dare soluzione per il futuro. Non si chiudono scuole, non si trasferisce nessuno, ma il Piano di dimensionamento scolastico sia un altro tassello per discutere in modo costruttivo – pur nelle differenze di impostazioni politiche – di lavoro, istruzione, servizi, viabilità, trasporti. Solo questo aiuterà i nostri paesi, le nostre scuole e soprattutto i nostri figli e il loro futuro”.