Digilio (Fli): Su dismissioni Eni Monti senta la Basilicata

“Prima che il Governo Monti decida la dismissione della quota statale detenuta nel capitale Eni (30% circa) consulti la Regione Basilicata che è il primo fornitore di petrolio dell’Eni, insediando la Cabina di Regia del Memorandum d’Intesa (almeno sarà utile a qualcosa) e avviando una dovuta valutazione comune”. E’ quanto sostiene il sen. Egidio Digilio (Fli) per il quale “l’atteggiamento dell’a.d. Eni Paolo Scaroni di non rispondere ai giornalisti sull'eventuale cessione della partecipazione che il governo detiene nel capitale di Eni è più che una conferma sulle trattative avviate, come già da qualche tempo si sostiene in ambienti finanziari romani. Se la Regione Basilicata sciogliesse l’inutile carrozzone della Sel (Società Energetica Lucana) per sottoscrivere quote del capitale Eni, senza soldi cash ma semplicemente attraverso l’anticipazione di royalties sull’estrazione dovuta al 2013 e conferendo l’intero quantitativo di gas proveniente sempre dall’attività estrattiva degli idrocarburi in Val d’Agri e Sauro – dice Digilio – ci troveremmo certamente in una situazione di maggiore benefici diretti ed indiretti rispetto al misero 7% di royalties e alla card carburante di poche decine di euro a patentato-lucano. Qualcuno forse ricorderà in proposito la mia idea di ripartire i 33 milioni di euro della card carburante in quote azionarie Eni alle famiglie lucane. E mi convince ancora di più l’affermazione dell’a.d. Scaroni secondo la quale l'Eni da' "dividendi azionari sufficientemente generosi percio' quello che si guadagnerebbe per il debito si rischierebbe di perderlo in termini di deficit”. Per la Regione i dividendi azionari andrebbero ben oltre il 10% complessivo di royalties. E’ il caso di ricordare a chi non mastica di finanza che il capitale sociale di Eni ammonta (al 31 settembre scorso) a 4.005.358.876 euro interamente versato, rappresentato da 4.005.358.876 azioni ordinarie nominative di valore nominale pari ad 1 euro ciascuna. Dalle comunicazioni della Consob – aggiunge Digilio – è possibile rilevare che il Tesoro ha chiuso il trasferimento di quote Eni alla Cassa depositi e prestiti che deterrà così complessivamente il 26,37% del capitale sociale di Eni, mentre il Tesoro continua a detenere direttamente il 3,93% del capitale. Si tratta di 655.891.140 azioni Eni, per la CdP, rappresentative del 16,38% del capitale sociale, del valore complessivo di euro 10.706.373.431 (che si andranno ad aggiungere alle 400.288.338 azioni già possedute dalla Cdp).
E se oltre al petrolio la Regione si decidesse a realizzare una pubblic company comprendendo anche la gestione dell’acqua, oltre che dell’energia rinnovabile già prodotta o che si produrrà in Basilicata a 2020, diventeremmo l’Abu Dhabi d’Europa”.

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