Le “Giornate della Dieta Mediterranea”, in programma ad Assisi da domani e fino al 23 settembre nell’ambito del WTE-Unesco World Tourism Expo, sono l’occasione per rilanciare i progetti che la Cia lucana da tempo ha definito sintetizzabili nello slogan “Mangiare sano mangiare lucano”. E’ quanto si sostiene in una nota della Cia che ricorda come in occasione della Festa dell’Agricoltura esattamente due anni fa a Matera da dove è scaturita la Carta di Matera è stata presentata ufficialmente la candidatura di Matera capitale della dieta mediterranea in supporto alla candidatura di Matera capitale europea della cultura 2019.
Tra le nuove idee progettuali della Cia, l’iniziativa “RiConoscere l’Italia nel Piatto”. “L’Italia -spiega la Cia – è una destinazione scelta dai turisti non solo per la storia, la cultura, l’arte e il paesaggio ma anche per l’enogastronomia, tanto da meritarsi l’appellativo di ‘Patria della buona tavola’. Che si tratti di un agriturismo, di un ristorante stellato o di una trattoria di provincia, l'attenzione alla qualità dei prodotti e la fantasia in cucina sono un tratto distintivo del ‘made in Italy’. La Cia, per esaltare il valore della dieta mediterranea, propone così un vero e proprio ‘viaggio del gusto nel Belpaese’, attraverso la scoperta dei migliori prodotti tradizionali a marchio Dop, Igt e bio prodotti dagli imprenditori agricoli e trasformati in straordinarie eccellenze gastronomiche regionali dalle sapienti ed esperte mani di rinomati chef.
Il binomio ‘saperi e sapori’ che contraddistinguono e rendono unica la nostra dieta mediterranea – afferma Donato Distefano, presidente della Cia – è la ricetta del successo del “mangiare sano mangiare lucano” che deve coinvolgere oltre ai ristoratori e alle associazioni di categoria degli esercenti i produttori dei prodotti tipici e di qualità. Il 'Made in Italy' piace sempre di piu' e cresce l’export. L'80 per cento circa delle esportazioni di cibo e bevande e' costituito da prodotti dell'industria alimentare mentre crolla l'export di prodotti agricoli freschi. Colpa soprattutto dell'aumento costante dei costi produttivi e del parallelo calo delle quotazioni all'origine. Un binomio devastante che, quest'anno, ha addirittura scoraggiato molti a seminare, a piantare, con una crescita del 6 per cento circa dei terreni lasciati a riposo. Oggi occorre investire nel settore primario, nelle sue potenzialità anche oltreconfine. Bisogna rafforzare la capacità delle imprese agricole di esportare e di investire all'estero, creando strumenti normativi che le sostengano direttamente, semplificando e razionalizzando le risorse''.
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