Ddl lavoro, Romaniello: non combatte la precarietà

Il capogruppo di Sel è nettamente contrario al provvedimento del governo ed auspica invece la creazione “di un welfare universale e l'introduzione di misure avanzate di tutela sociale come il reddito minimo garantito”

“Mentre alla Camera il governo dei professori continua ad incassare voti di fiducia intorno al ddl sul lavoro, la Banca d’Italia lancia l’ennesimo grido d’allarme perché peggiora il quadro delle opportunità di lavoro per i giovani italiani, un trend negativo che interessa tutte le regioni, anche se le prospettive più fosche riguardano in particolare il Mezzogiorno, dove il tasso di disoccupazione delle persone con meno di 30 anni é oltre il doppio di quello complessivo”. A sostenerlo è il capogruppo di Sel in Consiglio regionale Giannino Romaniello sottolineando che “le manifestazioni spontanee di protesta che si stanno tenendo in queste ore in più parti del Paese sono la risposta dei lavoratori e dei disoccupati alla manovra del Governo”.

“L’obiettivo conclamato dei professori – prosegue l’esponente di Sel – era rilanciare lo sviluppo e quindi l’occupazione. Hanno raggiunto effetti opposti: crollo dei consumi senza precedenti, recessione, aumento della disoccupazione a balzi da gigante rilevazione dopo rilevazione. Il solo passo che il governo dice di aver fatto per rilanciare la crescita è allo stesso tempo il più odioso e il più inutile. La cancellazione dell’art. 18 avrà effetti profondissimi sulla condizione dei lavoratori, che perdono un diritto fondamentale. Non ne avranno nessuno contro la precarietà, per il reddito, per i saperi e per l'estensione dei diritti e delle tutele, per un Paese diverso e per una nuova idea di cittadinanza”.

“Dunque – conclude Romaniello – un provvedimento inadeguato soprattutto a combattere la precarietà e che non tiene in alcun modo conto che la truffa della precarietà ha condizionato l'esistenza di intere generazioni cui è stata negata la possibilità di una prospettiva di vita. Bisogna porre fine a tutto ciò e porre le basi per un nuovo modello di società che punti a un welfare universale, all'eliminazione di ogni forma di precarietà lavorativa e all'introduzione di misure avanzate di tutela sociale come il reddito minimo garantito''.

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