Dati Svimez, Casaletto (Ires Cgil): quadro non proprio roseo

 “Il quadro non è così roseo”. E’ quanto afferma il presidente Ires Cgil Basilicata Giovanni Casaletto sui dati lucani pubblicati ieri dalla Svimez.

“La stessa Svimez – continua – afferma intanto che il lieve aggancio di una ripresa lunga un solo anno (infatti le previsioni per il 2016 e per il 2017 parlano di un nuovo rallentamento della crescita pari al +0,3% al Sud a fronte di un +0,8% al Centro-Nord) non corregge una tendenza di strutturale arretratezza della base produttiva del Mezzogiorno e della Basilicata, e non incide sulla grave perdita di prodotto subita nel corso degli anni 2008-2015”.

Sul dato relativo alla crescita (+5,5%), presentata nel rapporto come un risultato che non trova riscontro in nessun’altra regione italiana, afferma: “Bisogna considerare l’export lucano, per il 78% automotive nel 2015. L’Istat ha operato una riclassificazione dei beni esportati raggruppando insieme quelli che, nell’attuale fase ciclica attraversata dall’economia mondiale, sono definibili a “crescita dinamica”. Com’è facilmente intuibile, i territori ove sono localizzate le imprese che producono i beni che sono maggiormente richiesti nel mondo si trovano in una posizione di vantaggio. La tassonomia dei beni a “crescita dinamica” si riferisce a prodotti che inglobano competenze, investimenti, presenza di capitale umano qualificato; ovvero vantaggi competitivi non facilmente replicabili. Sono questi che permettono di stare nelle catene globali del valore occupando le fasi “a monte” e “a valle”, ovvero quelle più redditizie. Tali vantaggi sono sfortunatamente scarsamente presenti nel tessuto produttivo locale e anche nazionale; spesso, invece, risultano maggiormente collegati alla presenza di imprese a proprietà estera. Su questo aspetto molto altro si potrebbe dire e obiettare. Ma in estrema sintesi – continua – in base agli ultimi rilievi dei Istat in possesso, le aziende lucane che pure presentano capacità di investimento all’estero, non brillano in quanto ad aumento di fatturato. L’accesso ai mercati esteri richiede l’implementazione di investimenti materiali e immateriali di ammontare non trascurabile e a redditività altamente differita. Interventi di politica economica in questo campo appaiono altamente auspicabili, anche per rafforzare i deboli segnali postivi provenienti dall’interno del sistema produttivo locale (come detto automotive in primis e favore delle esportazioni di prodotti energetici dovuto al calo del prezzo del petrolio)”.

Per quanto riguarda l’occupazione in Basilicata, aumentata di due punti percentuali nel 2015 rispetto all’anno precedente (passando dal 47,2% al 49,2%) dice: “A differenza che nelle altre aree del Paese, dove i progressi occupazionali si sono concentrati soprattutto tra i lavoratori dipendenti, in Basilicata è aumentato in misura significativa anche il numero di lavoratori indipendenti (+2,7%). In un contesto socio-economico in cui la Basilicata è la terza in Italia per povertà, la regione si colloca in un limbo in cui il lavoro perde una identità definita, in cui i cosiddetti neet, in modesto calo nel 2015 rispetto al 2014 (32,4% vs. il 33,4% del 2014) rappresentano ancora un’area molto vasta e senza grandi spiragli. In regione circa un giovane su tre è completamente assente da attività inerenti al mercato del lavoro, ponendo le basi per fenomeni sociali assai negativi (esclusione, povertà). Molto altro – conclude – si potrebbe dire sulla condizione del lavoro, sulla assoluta precarietà e sullo smisurato utilizzo dei voucher, specie nei settori che manifestano più dinamismo (turismo in primis) e segno evidente di una crescita abbastanza fittizia, almeno per quanto riguarda le condizioni di lavoro dei giovani”.
bas04 

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