Dice il consigliere regionale del Pd: “Se non oggi…. quando?”, riscatto di genere oltraggiato da certa politica”
"Passi che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, abbia vissuto gli ultimi decenni con l'incubo di vedere i comunisti dappertutto e che, probabilmente, anche i rapporti con Montezemolo si sono stemperati per l'ostinazione di quest'ultimo nel continuare a dipingere di rosso le Ferrari – afferma Dalessandro – ma che finanche il mio collega del Pdl, Mario Venezia, veda lo spettro del comunismo dietro la legittima voglia della presidente della commissione Pari Opportunità, Antonietta Botta, di dare sostegno al genere a cui appartiene, nel manifestare lo sdegno per le azioni commesse ad Arcore, mi sembra davvero eccessivo".
"E' una considerazione istintiva che mi sento di fare – dice Dalessandro – anche perché il collega Venezia ha una maturità politica tale che non può non sapere che non occorre essere comunisti per provare vergogna per gli esempi, non certo edificanti, del nostro Presidente del consiglio. Il Berlusconismo ha fatto danni irreparabili manipolando le personalità di una intera generazione alla quale, anziché lavoro, sono stati offerti modelli virtuali velati di edonismo, narcisismo ed egoismo individuale. Difronte alla sfrontatezza e all'impudicizia che imbarazza l'intero Paese la risposta non poteva essere che la protesta, e non poteva certo mancare la sensibilità di Antonietta Botta in rappresentanza delle donne lucane".
"A Venezia sfugge – secondo Dalessandro – che, spesso, anche sindaci e presidenti, e non solo di centrosinistra, indossano la fascia tricolore e vanno a Roma a protestare, e non mi pare che commettano reato. Se il trono traballa e il sovrano rischia di cadere è solo perché la misura è colma, quindi, Venezia eviti di invocare dimissioni e dia solidarietà al popolo affamato, al quale mai nessuno potrà impedire di difendere la dignità del Paese e dei propri figli".
"Non riusciranno poche Ruby a coprire di fango l'Italia, perché un popolo sterminato di precari, genitori, disoccupati e studenti in cui prevale il genere femminile ha detto basta. Forse conviene a tutti – conclude Dalessandro – cambiare pagina, anche a chi è costretto ad interpretare una parte che non gli appartiene per cultura, tradizione e storia politica".