"Su facebook, ripreso da alcuni siti web, è ricomparso l’annuncio che Eni “azienda italiana leader nel settore del petrolio, gas naturale ed energia elettrica”, lancia un piano di assunzioni che porterà nel 2016 alla creazione di oltre 2.500 (in alcuni siti si parla di 2.600 ed in altri 2.400) posti di lavoro. Ma – è il caso che i nostri giovani non si facciano grandi illusioni – perchè sono gli stessi posti di cui il management del “cane a sei zampe” parla già dal 2014". Lo dichiara Filippo Massaro (Csail). "Intanto un buon numero di assunzioni, a tempo determinato, – prosegue – è stato già effettuato con qualche decina di giovani diplomati e laureati lucani selezionati nello scorso anno. La campagna di propaganda Eni però insiste a ripetere che si accettano candidature e che “saranno numerose le opportunità di lavoro per laureati e diplomati in numerosi settori aziendali” in quanto –è scritto – “al momento Eni è alla ricerca di nuovo personale da inserire nelle sue sedi italiane”. A di là degli annunci non certamente nuovi che coincidono con il migliaio di operai Eni o dipendenti licenziati da imprese appaltatrici del mega impianto di Gela, in Sicilia, e con la tradizionale fase di incertezza per i lavori delle imprese appaltatrici in Val d’Agri, non possiamo certo accontentarci di 50 saldatori rispetto ad un esercito di giovani disoccupati nel Sauro come in Val d’Agri. C’è poi il problema dei laureati per i quali tra Assomineraria, Fondazione Mattei, società petrolifere si sono sprecati in questi anni in progetti e programmi che si sono risolti in qualche decina di convenzione o contratto per lo più a tempo determinato. Quello che i politici non dicono che per la formazione e l’aggiornamento professionale sono stati spesi un pozzo di soldi pubblici erogati dalla Regione alla Provincia di Potenza-Apofil e ad enti di settore che avrebbero dovuto produrre almeno qualche migliaio di posti di lavoro. Invece in tanti hanno conseguito diplomi e attestati di qualifiche senza mai conoscere un giorno solo di lavoro. Qualcuno dovrebbe poi spiegare perché i Centri per l’Impiego ai quali sono stati affidati compiti di orientamento e di servizi per i disoccupati da indirizzare verso strumenti innovativi tra cui stage formativi hanno fallito completamente nonostante una platea di impiegati e consulenti. Come non si può archiviare il capitolo del cosiddetto “Patto di sistema”, sottoscritto anche dai sindacati con l’obiettivo di mettere in rete le aziende che in Basilicata svolgono o possono svolgere attività, servizi, commesse nel settore del petrolio. Il pasticcio della formazione, che ha come ingrediente base la formula “più formatori che formati”, in sostanza non è riuscito nemmeno a risolvere il problema di quelle figure professionali e specialistiche di cui le imprese hanno realmente bisogno, evitando il ricorso ad assunzioni di lavoratori extraregionali e in alcuni casi esteri. Altro che riserva per gli iscritti ai Cpi di Villa d’Agri e Laurenzana come qualcuno demagogicamente aveva proposto. Ma questi continui annunci proprio non ci scendono giù perché suonano come ennesima beffa a danno dei nostri giovani diplomati e laureati disoccupati".
BAS 05