Crisi agrumicoltura,Venezia:Dipartimento Agricoltura cercasi

Interrogazione del consigliere del Pdl per conoscere, tra l’altro, “ le iniziative in corso per sostenere l’agrumicoltura lucana dal punto di vista della produzione e della commercializzazione e quelle da attuarsi nel corso dell’anno”

Venezia, nello specifico, chiede di sapere dal neo assessore Mastrosimone “se si è a conoscenza della difficile situazione in cui versa il segmento della agrumicoltura lucana a causa dei prezzi imposti ai produttori sia dai commercianti all’ingrosso e sia dalle Organizzazioni dei produttori (Op) regionali; quali iniziative siano tutt’ora in corso per sostenere l’agrumicoltura lucana dal punto di vista della produzione e della commercializzazione e quali, invece, nei prossimi programmi da attuarsi nel corso del presente anno solare; quante e quali Op lavorino prodotti agrumicoli e in che misura tali prodotti provengano dalla regione e quanti dalle altre realtà agrumicole nazionali; la misura e la finalità degli aiuti e/o premi e contributi che vengono erogati ogni anno a favore delle Op ed in relazione a quali effettivi programmi che diano impulso all’agricoltura lucana; se sia mai stata posta in essere, dagli Uffici dipartimentali e/o dall’Alsia, una qualche iniziativa volta a promuovere la costituzione di un marchio di riconoscibilità e tipicizzante degli agrumi lucani e, nel caso affermativo, di dettagliare lo stadio di evoluzione del processo; lo stato di salute del patrimonio vegetale regionale in ordine alla diffusione della patologia denominata 'tristezza’ degli agrumi”.

“L’agrumicoltura metapontina – afferma Venezia –  è in gravissima crisi. Quotidianamente, si registra l’allarme che i produttori dell'area materana e dei Comuni litoranei lanciano in ordine alla possibilità (del tutto concreta) di abbandonare definitivamente una produzione importante, risultata passiva, e chiudere, addirittura, le aziende agricole oberate da costi di produzione non più sostenibili e da una debitoria senza precedenti.Vengono stimati in circa 8000 gli ettari investiti ad agrumi (in regresso rispetto al passato) di cui circa 5 mila ad arance e la restante parte a produzioni di frutto piccolo (clementine e mandarino comune.) Per tale motivo, la Basilicata con una produzione lorda vendibile di circa 60 mila tonnellate si posiziona, a livello nazionale, dopo la Sicilia con il 52 per cento e la Calabria con il 19, al pari della Campania e Sardegna ognuna con il 3 per cento della produzione totale nazionale. L’agrumicoltura rappresenterebbe, se la fatica e l'impegno economico dei produttori fossero adeguatamente compensati al momento della vendita del prodotto, una voce importante per l'economia regionale. Purtroppo i prezzi – sottolinea Venezia – imposti ai nostri agricoltori, capaci di offrire un frutto gradevole alla vista e gustoso per il sapore e, pertanto, commercialmente eccellente, rasentano lo strozzinaggio con offerte intorno ai 15 centesimi di euro al chilo per il prodotto venduto sulla pianta e 30-40 centesimi se fornito in cassa. E’ del tutto evidente che, a queste condizioni, viene meno la convenienza a conferire la produzione che resta, secondo statistiche non ufficiali, per ben il 60-65 per cento invenduto sulle piante”.

“Nel recente passato – ricorda Venezia – per l’agrumicoltura grida di allarme sono state lanciate dalla organizzazioni di categoria, Coldiretti in testa, anche integrate da proposte e suggerimenti per chi detiene le leve della politica agricola regionale. Ma, a sentire i diretti interessati, senza alcun concreto ritorno, tant’è che sulla tematica non si è mai aperto un minimo di confronto per cercare di individuare le soluzioni più idonee. Indubbiamente i nostri produttori, nel mentre hanno conseguito elevate capacità produttive, pagano, invece, la mancanza di capacità organizzativa per fare fronte comune anche al fine di caratterizzare con un marchio volontario le loro produzioni per cercare di ottenere prezzi più remunerativi. Tuttavia – sostiene Venezia – per quanto ci è dato di sapere, nè il competente Ufficio dipartimentale, tanto meno l’Alsia, si sono fatti carico di proporre, ovvero mettere in campo concrete iniziative per sottrarre i produttori di agrumi ai processi speculativi dei commercianti all’ingrosso di fuori regione. Al pari nessuna iniziativa sarebbe stata messa in campo per promuovere un marchio tipicizzante che possa rendere individuabile e, quindi, appetibile la produzione regionale. Comprendiamo benissimo che l’azione del Dipartimento può trovare limiti nella volontà di recepire gli input da parte dei produttori agrumicoli, ma non per questo si può giustificare una assenza di spinta propulsiva; l’avvicendamento nel ruolo di Assessore potrebbe dare nuovo impulso alle attività del Dipartimento agricoltura, dopo uno sbiadito biennio imputabile al ticket Mazzocco/Santoro ripetutamente oggetto di denunce, in Consiglio regionale, da parte mia e dei colleghi del Pdl”.

“Pur comprendendo che i margini operativi per incidere su tale stato di cose, da parte della Regione e del suo Dipartimento Agricoltura, sono limitati, è pur vero che l’inerzia più assoluta che registrano i produttori agricoli dell’area metapontina non è giustificabile. Nell' avanzare qualche suggerimento, quale la promozione di iniziative volte alla definizione di un marchio (anche volontario) che caratterizzi le produzioni agrumicole e tutte quelle di quell'area, auspico, sebbene l'auspicio sia accompagnato da molto scetticismo considerata la non felice esperienza maturata nel precedente assessorato, nell’interesse del mondo agricolo regionale che con il nuovo Assessore cessi l’atteggiamento inerte ed indolente che ha caratterizzato la politica agricola regionale sino ad oggi. Per quanto ci riguarda, il PdL ed io, in particolare, continueremo a chiedere al presidente De Filippo di uscire dalla sua Versailles e prendere atto che la realtà della Basilicata è totalmente diversa da quella rappresentata nei suoi proclami, non è quella dello sfarzo della sua corte e dei favori attribuiti ai suoi dirigenti vecchi e nuovi. La Basilicata è la regione delle grandi occasioni perse, delle enormi opportunità svendute, è la regione in cui anche l'agricoltura, vero volano di ogni moderna economia, segna il passo e rischia di diventare, in assenza di una adeguata e specifica politica, l'ennesimo caro estinto”.

    Condividi l'articolo su: