Costi politica, Romaniello: la questione non finisce oggi

Facendo riferimento alla mancata discussione della sua proposta, l’esponente di Sel ribadisce “con la nostra pdl si punta ad abolire veramente un privilegio in quanto si riduce da questa legislatura anche l’indennità di carica”

“La questione dei costi della politica, almeno per me, non si chiude oggi con l’abolizione dei vitalizi dei consiglieri regionali a partire dalla prossima legislatura e rafforza questa mia convinzione la constatazione della comprensibile difficoltà riscontrata nel dibattito in Consiglio regionale ad argomentare i motivi della mancata discussione unitaria della mia proposta di legge con quella dei consiglieri componenti l’Ufficio di Presidenza del Consiglio”. E’ il commento del capogruppo di Sel in Consiglio regionale, Giannino Romaniello per il quale “non si può ritenere di aver fatto quanto era possibile solo accodandosi ad una tendenza nazionale per lanciare un segnale al Paese e ai cittadini ai quali si continua a chiedere sacrifici. La mia proposta di legge – continua – contiene anche altre modifiche alla L.R. 38/2002 “Testo unico in materia di indennità di carica, di funzione, di rimborso spese, di missione, di fine mandato e di assegno vitalizio spettanti ai consiglieri regionali”.

“E’ il caso di evidenziare – prosegue – che con la proposta di Sel si punta ad abolire veramente un privilegio in quanto si riduce da questa legislatura anche l’indennità di carica per un importo di 2.271,24 euro mensili, con un risparmio immediato per la Regione di 817.000 euro l’anno, a cui si aggiungerebbero altre consistenti somme per effetto della riduzione delle indennità di tutti i nominati e i designati in Enti, aziende, società regionali, organismi, ecc., la cui indennità è legata in percentuale a quella dei consiglieri”.

“In un momento di grave crisi economica il cui costo viene fatto troppo spesso e ingiustamente gravare sui lavoratori e sulle classi meno abbienti, come sta avvenendo con la manovra varata dal Governo Monti che costringerà migliaia di lavoratori ad andare in pensione con circa 7-10 anni di ritardo rispetto all’attuale sistema, appare quanto meno inopportuna – sottolinea Romaniello – la permanenza di istituti di chiaro privilegio, quale quello del vitalizio. Ma lo snodo vero o, se vogliamo, la differenziazione di posizioni consiste nell’uniformare i meccanismi previdenziali senza corsie privilegiate per nessuno. E’ un tema, questo, ancora più sentito dai cittadini e lavoratori in questi giorni dopo la manovra del Governo Monti che ha prodotto un attacco senza precedenti a diritti acquisiti dei lavoratori con l’innalzamento dell’età pensionabile, la tassazione sulla prima casa, l’aumento delle aliquote Irpef regionali, nel mentre non si mette freno a privilegi da parte della classe politica dirigente e si è evitato di introdurre la tassa sui grandi patrimoni”.

“Vorrei ricordare le parole di Enrico Berlinguer che così spiegava il ‘cuore’ della ‘questione morale’: ‘Quando si chiedono sacrifici al Paese e si comincia con chiederli, come al solito, ai lavoratori, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi ed intollerabili privilegi. Se questa operazione non avviene, questo non può riuscire’. Un messaggio politico – conclude Romaniello – che conserva tutta la sua attualità considerato che è ulteriormente aumentato il divario fra le classi sociali: i ricchi sono diventati sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri”.

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