CONFCOMMERCIO SU CHIUSURA EQUITALIA

L’addio ad Equitalia se rientra nel perimetro della trasparenza, della semplificazione, della minore burocrazia e del miglioramento di  rapporto tra fisco e contribuente, è un fatto positivo. Ad esso devono però far seguito altri provvedimenti contro quello che lo stesso Premier Renzi non ha difficoltà a definire il fisco vessatorio specie nei confronti dei titolari di pmi. A sostenerlo è Confcommercio Imprese Italia Potenza che cita alcuni dati fortemente indicativi dell’attività di Equitalia in Basilicata: 60 Comuni su 131 hanno affidato ad Equitalia la riscossione di carichi contributivi coattivi e/o volontari; nel 2015 il riscosso complessivo in Basilicata ha raggiunto 83,1 milioni di euro contro i 75 milioni del 2014 (più 10,8%).
Per almeno un terzo delle imprese della nostra provincia – commenta il presidente di Confcommercio Fausto De Mare – l'accresciuto peso del fisco ha causato ritardi nel pagamento di alcune imposte, con effetti negativi anche sull'occupazione: il 16% delle imprese ha rinunciato ad assumere personale e il 14% ha dovuto licenziare i dipendenti o ricorrere agli ammortizzatori sociali. E solo nell’ultimo anno per gli imprenditori sono aumentati anche gli adempimenti burocratici in campo fiscale rendendo ancor più insopportabile la pressione fiscale sul sistema produttivo. Si pensi che un contribuente di Potenza con imponibile IRAP pari a 50mila euro e un imponibile IRPEF pari a 50mila euro versa alle casse di Regione, Comune e Stato 17.776 euro. La pressione IRAP più IRPEF è pari al 35,6%. Sono numeri che parlano chiaro: se vogliamo ritrovare la strada per uscire dalla crisi, e' indispensabile intervenire per ridurre la pressione fiscale sulle imprese. Per questo – dice ancora il presidente De Mare – la rottamazione delle cartelle esattoriali come il taglio di more e interessi sono sicuramente provvedimenti da salutare positivamente ma  insufficienti a liberare le nostre pmi dal peso debitorio per consentire la ripresa. Ci sono poi le condizioni stabilite dall’operazione Equitalia che variano da caso a caso secondo il principio che da più tempo non saldi i conti con il fisco e meno paghi. La rottamazione delle cartelle Equitalia funziona più o meno così. Questo perché azzera gli interessi di mora che decorrono da quando viene notificata la cartella esattoriale al momento del pagamento. Interessi già alti oggi (il 4,13%) ma che lo erano ancora di più negli anni passati. Per cui quando si sono accumulati più di 10 anni di mancato pagamento e relativi interessi di mora non più dovuti, il risparmio supera il 50%. In attesa di un approfondimento dei cambiamenti introdotti con la soppressione dell’ente di riscossione, perché l’unica cosa certa è che i debiti restano, Confcommercio fa il caso di una piccola impresa commerciale che non ha versato solo 1.342 euro di Ires del 2012 e che ha ricevuto la notifica da poco, il primo luglio scorso. In questo caso il risparmio è appena del 12% perché gli intessi di mora azzerati erano 67 euro, mentre restano tutti da pagare ben 2.014 euro di sanzioni per i ritardati pagamenti che non rientrano nella sanatoria. Risultato finale da 4.454 euro si scende appena a 3.912. 
Secondo De Mare sembra comunque prevalere una spinta tesa a restituire centralità alle scelte fiscali nazionali, a scapito dell’autonomia tributaria degli Enti locali. Ciò avviene tuttavia in assenza di un organico ripensamento dei risultati ottenuti attraverso il decentramento amministrativo, col rischio di cristallizzare gli attuali livelli di spesa e tassazione locale, a fronte di un’ ulteriore perdita di efficienza dell’assetto istituzionale.

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