CONFARTIGIANATO: MANIFATTURA E INNOVAZIONE LEVE PER SVILUPPO

 "Riportare in città la manifattura a basso impatto è una delle chiavi perché, come evidenzia il Censis, anche le città del Sud diventino leader nel campo dell'innovazione”. Lo evidenzia Rosa Gentile, vice presidente nazionale Confartigianato con delega al Mezzogiorno, riferendo che questo è uno dei temi centrali della Convention Mezzogiorno 2016, appuntamento biennale organizzato da Confartigianato per analizzare le politiche di sviluppo nelle regioni meridionali, far emergere il protagonismo dell’artigianato e delle piccole imprese, approfondire contraddizioni, difficoltà, risorse del Sud. Le altre “leve” su cui poggiare lo sviluppo del Mezzogiorno sono: turismo, agrifood, export, green.
Nel 2014 in Italia oltre metà – 55,2% – del comparto manifatturiero italiano è composto dalle 324.636 imprese artigiane, che pesano per il 23,5% dell’artigianato italiano.
I makers artigiani danno lavoro a quasi un milione (974.987) di occupati, il 25,3% dei lavoratori del settore manifatturiero e il 34,2% dell’occupazione artigiana.
L’artigianato – aggiunge Gentile – fornisce un apporto determinante ad un settore manifatturiero caratterizzato da un elevata presenza di micro e piccole imprese: il 97,6% delle imprese che operano nel manifatturiero sono micro e piccole imprese (MPI) con meno di 50 addetti e occupano il 55,0% degli occupati del settore e realizzano un fatturato di 259,7 miliardi di euro.
Dunque – afferma la dirigente di Confartigianato – piccoli makers, ma alto tasso di innovazione: il 42,8% delle imprese manifatturiere tra 3 e 9 addetti hanno introdotto innovazione, a tal riguardo va sottolineato che le piccole imprese manifatturiere presentano una quota di fatturato derivante da prodotti nuovi del 17,6%, superiore al 14,3% delle imprese di medie dimensioni e anche al 16,9% delle grandi imprese.
La produttività e la competitività delle imprese non è data solo dall'innovazione dei macchinari, ma anche dalla presenza di figure specializzate: un tema importante se si considera che negli ultimi anni la recessione economica ha prodotto fenomeni di parziale desertificazione di alcune zone urbane, in cui si è ridotta la presenza di attività commerciali, artigianali e di servizio.
In sostanza, cambia il rapporto tra produzione e città perché l'ambiente urbano è favorevole alla produzione di idee e contenuti nuovi, capace di intercettare e interpretare le tendenze di cambiamento della società" come evidenzia il rapporto Censis, perchè è "ricco di risorse umane qualificate, aggiornate e specializzate nei più diversi campi ed è in grado di garantire una forte apertura alla dimensione internazionale". La scommessa è sull'autoimprenditorialità e le micro imprese per "facilitare lo sviluppo e il consolidamento di un nuovo ciclo produttivo urbano".

Bas 05
 

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