La pubblicazione, a firma di Antonella Ciervo ed edita da Edigrafema, è stata presentata alla Sala Basilicata, durante il Salone Internazionale del Libro di Torino, nell’ambito di un’iniziativa moderata della giornalista Elisa Forte
Un ritorno al Salone Internazionale del Libro di Torino per Edigrafema, la casa editrice fondata da Antonella Santarcangelo, che ha alle spalle una lunga esperienza professionale in una realtà editoriale pugliese.
Anche quest’anno la casa editrice ha partecipato, presso lo stand della Basilicata, alla XXXVI edizione dell’appuntamento editoriale tanto atteso, insieme alle case editrici lucane Altrimedia Edizioni, Edizioni Giannatelli, Edizioni Magister, Le Penseur Edizioni, Osanna Edizioni e Photo Travel Editions.
Tante le proposte editoriali che Edigrafema ha portato allo stand istituzionale della Basilicata, richiamando in particolar modo l’attenzione dei lettori durante le iniziative organizzate nella quarta giornata del Salone del Libro.
Nella mattinata di domenica 12 maggio è stato presentato il volume di Antonella Ciervo, edito da Edigrafema, dal titolo ‘Con i piedi in guerra. Vite di uomini e donne che hanno raccontato l’orrore’. Una pubblicazione che diventa spunto di riflessione e di domande: “Come si racconta una guerra? Cos’è la paura? E il ritorno a casa? Dalla guerra si può arrivare alla pace?”
Il volume contiene dieci interviste, con le storie di inviati, militari e studiosi, che riportano cosa succede nei territori al centro dei conflitti mondiali. Una testimonianza di volti noti del giornalismo, e non solo, e delle loro scelte professionali e umane, che tratteggia le vite e i sentimenti di chi si muove tra il dolore della morte e l’impegno nel dar voce a chi non ne ha.
L’autrice ha incontrato i visitatori alla Sala Basilicata e ha illustrato i temi del suo lavoro con la giornalista di origini lucane, Elisa Forte: “L’idea di questo libro è nata perché volevo parlare di chi racconta le guerre. Attraverso queste interviste a inviati di guerra della televisione, della carta stampata, ma anche a freelance, cioè giornalisti indipendenti – ha aggiunto – ho descritto quello che accade nella vita di ogni giornalista quando arriva in un luogo di guerra. Ho affrontato il modo in cui si deve raccontare senza intervenire troppo e senza devastare il dolore, già forte, delle vittime di un conflitto. Nel libro si parla anche del ritorno a casa, perché insieme alle notizie a casa bisogna portare anche se stessi”.