“Il tema in trattazione è complesso, ognuno ha uno schema ideale per giungere ad una soluzione,però il nostro obiettivo è quello di iniziare un percorso all’interno del quale la città capoluogo di Regione vuol essere protagonista per il bene della comunità.” Così il presidente del gruppo consiliare dei Popolari Uniti Sergio Potenza, primo firmatario della richiesta di consiglio comunale aperto sui rifiuti svoltosi oggi.
“La città di Potenza, al pari di altri comuni, -ha detto nella sua relazione- è alle prese con cicliche situazioni di “emergenza rifiuti”e, purtroppo, non si capisce quale sia la via di uscita da una situazione destinata solo ad aggravarsi.Nei mesi scorsi abbiamo compreso che una semplice protesta di cittadini dinanzi ad una delle discariche in funzione è sufficiente per mandare in “tilt” il labile quanto inadeguato sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti.La Regione Basilicata, quindi, per aumentare le percentuali dovrebbe spingere sui criteri di premialità e penalità per i comuni, utilizzando gli strumenti legislativi a sua disposizione. E’ giusto premiare chi raggiunge nel periodo stabilito gli obiettivi della raccolta differenziata; finanziare l’ente che decida di passare dalla raccolta in strada a quella domiciliare; stanziare degli incentivi per i comuni più virtuosi nella riduzione della produzione dei rifiuti.Inoltre, riteniamo che si possa dar corso a quella previsione di conversione delle piattaforme di trattamento meccanico-biologico di Sant’Arcangelo e Venosa, con finanziamento P.O.Fesr della Regione Basilicata, solo dopo che quest’ultima abbia effettivamente proceduto alla stesura del piano regionale sui rifiuti, altrimenti il processo attivato procederebbe all’inverso: prima realizziamo e poi pianifichiamo!Partiamo da una seria concertazione tra Regione, Province e Comuni interessati.
Occorre, -ha aggiunto- quindi, invertire la rotta: agire sulla differenziata spinta e realizzare una rete di impianti adeguati ai tempi, con il ritorno dei vantaggi connessi al recupero della frazione organica. La città di Potenza negli anni passati ha reso un servizio a tutta l’area del bacino circostante, consentendo ad altri comuni di sversare i rifiuti nella discarica di pallareta, oggi chiusa per i raggiunti limiti.
Se il capoluogo avesse agito con egoismo, oggi, certamente, avrebbe ancora la possibilità di portare parte dei rifiuti nella propria discarica con notevole risparmio economico.
Invece siamo arrivati a dover sostenere un costo di smaltimento di circa € 210,00 a tonnellata (dati ufficiali dell’ACTA SpA), perché manca una tariffa unica regionale per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Secondo quanto riferitoci dagli addetti del settore, troppo spesso il costo di smaltimento varia in aumento con il susseguirsi delle ordinanze emesse dalla Regione, cioè ci è parso di capire che le discariche autorizzate ne approfittino in presenza di una necessità. Tali costi, purtroppo, sono successivamente destinati ad incidere sulle tasche dei cittadini in quanto i comuni per esigenze di bilancio sono costretti ad aumentare la TARSU. L’amministrazione comunale di Potenza, dal canto suo, si sta impegnando per sviluppare la raccolta differenziata su tutto il territorio cittadino, tant’è che nelle scorse settimane ha approvato un progetto realizzato in collaborazione con il Conai. Passando oltre, nel pieno rispetto dei presupposti di base comunitari sul libero mercato e la concorrenza, nel settore della gestione dei rifiuti non possiamo trascurare quell’interesse pubblico ad una gestione efficiente e sana del servizio stesso. Forse è il caso di pensare ad un ciclo interamente pubblico. Attualmente la città di Potenza è legata da un lato ad una stazione di trasferenza e dall’altro all’inceneritore Fenice, entrambe le strutture gestite con i tempi e le modalità fissate dal privato. Occorre realizzare una stazione di trasferenza nell’area del bacino di Potenza e all’uopo occorre pensare ad un ruolo strategico dell’ACTA SpA. In tale contesto, però, abbiamo dimenticato che ancora esiste per la città di Potenza un problema chiamato: “inceneritore di San Luca Branca”. Un’opera il cui costo è stato stimato in oltre 9 mln di euro e da oltre vent’anni brucia più soldi che rifiuti, con ovvie ricadute negative sul bilancio del comune. Come già detto in passato, forse dovremmo iniziare ad abituarci all’idea di un possibile abbandono dell’impianto per le più svariate ragioni, ivi compresa quella della salvaguardia del territorio.
L’Acta S.p.A., del resto, dovrà continuare sulla strada intrapresa della campagna di informazione, perché il nuovo modello, con le modalità ed i criteri di separazione dei materiali, dovrà essere recepito al meglio da tutti gli abitanti. Allora –ha concluso- raccogliamo la sfida e da amministratori, in nome delle comunità che ci pregiamo di rappresentare, cerchiamo di aiutare i territori tutti a compiere quel salto di qualità per una migliore qualità della vita”.
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