“Ormai è chiaro a tutti che, senza un consistente intervento regionale, che a tutt’oggi purtroppo non c'è stato, non è possibile portare all'approvazione consiliare il bilancio di previsione 2014. Non ci riuscirà nemmeno il Commissario ad acta, nominato dopo la scadenza del termine ultimo di approvazione del documento contabile (30.9.2014), senza che la Giunta Comunale ne avesse approvato nemmeno lo schema. La possibile evoluzione di tale situazione sembra ormai essere solo la dichiarazione di dissesto finanziario, di cui agli artt. 246 e seguenti del Testo Unico degli Enti locali, tanto che l'unica questione che sta appassionando il dibattito dentro e fuori le istituzioni resta quella di decidere se a tale atto si debba pervenire in sede consiliare, previa apposita relazione del Collegio dei Revisori dei Conti, ovvero se lasciarne l'onere, dopo lo scioglimento del Consiglio comunale, al Commissario ex art.141- comma 3 -, che dovrà traghettare la Città fino alle elezioni della primavera 2015.” Così il Consigliere comunale di Centro Democratico, Pietro Campagna che ha inviato sul tema una nota al Prefetto, al Commissario ad acta, al Sindaco, al Presidente del Consiglio Comunale, al Segretario Generale, al Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti del Comune si Potenza,al Presidente della Seconda Commissione Permanente. “Da diverse settimane – scrive Campagna- in tutte le sedi e le occasioni di interlocuzione (incontri, riunioni, sedute di commissioni consiliari), continuo inutilmente a richiedere di verificare, invece, la possibilità di aderire alla "procedura di riequilibrio finanziario pluriennale", di cui all'articolo 243bis, recentemente introdotto dal Legislatore nel Testo Unico enti locali proprio con l'intento di evitare il ricorso al dissesto. Ciò in quanto il dissesto, già di per sé gravissimo per gli enti locali costretti a farvi ricorso, avrebbe conseguenze pesantissime per la nostra Città, che sta ancora sostenendo il gravoso peso di quello del 1995, che è poi il "patrigno" di quello che a giorni potrebbe essere dichiarato. Tale richiesta – aggiunge- è stata sempre dai più licenziata con molta, superficiale noncuranza, senza nemmeno tentare un serio approfondimento a livello ministeriale, sulla base della presunta inapplicabilità della procedura alla nostra situazione per carenza dei presupposti, intendendo con ciò innanzi tutto significare che, nel nostro caso, mancherebbe "la regolare approvazione del bilancio di previsione …….. nei termini di legge" così come indicato dalla Corte dei Conti – Sezione delle Autonomie – nelle "linee guida" approvate nell'adunanza del 13 dicembre 2012. Ciò starebbe, in buona sostanza, a significare che solo dopo aver approvato il bilancio di previsione nei termini, peraltro negli ultimi anni sempre più fluttuanti, ed aver quindi definito il necessario pareggio finanziario sarebbe possibile fare ricorso alla procedura di riequilibrio dei conti, presupponendo, quindi, di aver successivamente rilevato situazioni di squilibrio tali da determinare il pericolo del dissesto e da legittimare quindi il ricorso ad una procedura altrettanto rigorosa ma certamente meno invasiva.Nella nostra specifica situazione, giusto per stare a questa interpretazione, noi avremmo dovuto approvare il bilancio di previsione "nei termini", il che significa, per quest'anno, entro il 30 settembre (perché è questo il termine ultimo che la legge ha assegnato agli enti locali) e solo dopo avremmo potuto accedere alla procedura di riequilibrio.Il che starebbe a significare che, mentre alla procedura certamente più gravosa, quella del dissesto, il Consiglio Comunale potrebbe decidere di accedere in qualsiasi momento sulla base di una semplice benché motivata relazione del Collegio dei Revisori dei conti, a quella di riequilibrio, inserita nel contesto normativo dal Legislatore proprio per evitare la prima, il Consiglio Comunale non avrebbe la stessa possibilità di autodeterminarsi al riequilibrio dei conti prima che la situazione possa ulteriormente precipitare.La logica di tale interpretazione non mi sembra, sinceramente, molto stringente e condivisibile a maggior ragione quando poi si considera che tale presupposto sarebbe stato introdotto nella invocata procedura solo dalle predette linee guida della Corte dei Conti e non anche dal disposto normativo.Mi riesce cioè veramente difficile – conclude Campagna- accettare che una norma approvata proprio nello spirito di consentire ai sempre più numerosi enti locali in difficoltà (anche per effetto delle più stringenti regole di bilancio recentemente introdotte) di fare ricorso ad una procedura più "morbida" per riallineare i loro conti, debba poi venire fortemente vincolata e limitata nella sua concreta applicabilità. Ciò anche perché l'idea che mi ero fatta, ovviamente dal mio limitatissimo punto di vista tecnico – giuridico, e' che sia proprio nel momento in cui il Consiglio Comunale prende consapevolezza della impossibilità di chiudere in pareggio il bilancio di previsione che dovrebbe avere la possibilità di valutare, nell'esercizio delle proprie prerogative, quale procedura sia più opportuna e meno gravosa per la comunità rappresentata. Rimane, quindi, in me ben radicato il dubbio che non si sia voluto più di tanto procedere alla puntuale verifica circa la possibilità di fare ricorso a tale procedura, nel frattempo seguita da centinaia di altri comuni, perché si era già fatta prepotentemente strada l’idea di andare, a tutti i costi, direttamente a quel dissesto verso il quale stiamo inesorabilmente ed ormai inevitabilmente procedendo".
bas 02