“C'è la volontà di recepire le sentenze del Consiglio di Stato che riguardano la tutela delle categorie svantaggiate ai fini del calcolo Isee per l'erogazione delle agevolazioni economiche a loro tutela, come quelli relativi al pagamento della Tarsu, fruizione di impianti sportivi e delle altre tutele in favore dei disabili previste dal Comune di Potenza? Il Dpcm 5 dicembre 2013 n. 159, prima delle pronunce indicate, è stato applicato dall'Amministrazione comunale a detrimento della categoria dei disabili, e ancora, in caso di applicazione presente o futura del Dpcm suindicato, ci potrebbero essere ripercussioni economiche negative in capo al Comune di Potenza per effetto di ricorsi giudiziali motivati dalle pronunce del Consiglio di Stato in oggetto?”. A porre queste domande Savino Giannizzari, capogruppo del Movimento 5 Stelle nel Consiglio comunale di Potenza, attraverso un'apposita interrogazione. “Con le sentenze numeri 838, 841, 842, del 29 febbraio 2016 il Consiglio di Stato ha respinto altrettanti ricorsi proposti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri contro le sentenze del Tar proposte da una cordata di genitori di figli con disabilità e di persone con disabilità avverso il Dpcm (Decreto Presidenza Consiglio dei Ministri) 5 dicembre 2013 numero 159, concernente la revisione delle modalità per la determinazione ed i campi d’applicazione dell’indicatore della situazione economica equivalente (Isee) per la valutazione della situazione economica di coloro che richiedono prestazioni o servizi sociali. Di fatto il Consiglio di Stato, confermando sostanzialmente le sentenze del Tar, ha censurato l'operato del Governo che, di fatto, ha tentato di inserire nel calcolo dell'Isee le misure economiche a favore delle categorie svantaggiate del Paese. Come emerge da tali sentenze, ricomprendere tra i redditi i trattamenti indennitari percepiti dai disabili significa considerare la disabilità alla stregua di una fonte di reddito – come se fosse un lavoro o un patrimonio – e i trattamenti erogati dalle pubbliche amministrazioni, non un sostegno al disabile, ma una "remunerazione" del suo stato di invalidità oltremodo irragionevole oltre che in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione. Il Governo, con il provvedimento indicato, ha quindi messo a serio rischio proprio l'erogazione delle prestazioni a favore delle categorie svantaggiate, puntando ad aumentare artificiosamente l'Isee delle categorie più deboli della società. Il Governo, non pago delle sentenze Tar pronunciate in favore delle persone con disabilità, ha proposto appello al Consiglio di Stato che ha però posto la parola fine a una vicenda vergognosa che in un Paese civile non si sarebbe dovuta nemmeno ipotizzare” conclude Giannizzari.
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