Cisl: l'Arpab sia autonoma, si rispetti la dignità lavoratori

Ad avviso della Cisl l'Arpab è un ente strategico per la tutela e la difesa dell'ambiente della nostra regione e, nel rispetto rigoroso degli indirizzi regionali, deve assolvere la sua missione istituzionale secondo i principi di autonomia e responsabilità. Oggi però, preso atto della volontà riformatrice del legislatore regionale, serve con urgenza una riorganizzazione complessiva che punti alla valorizzazione e implementazione di professionalità specifiche, largamente presenti in agenzia. Bisogna con forza porre fine alla colpevole e gravissima mancanza di rispetto dei ruoli e al malessere diffuso tra i lavoratori.
L’Arpab ormai da anni versa in un pesante stato di disordine organizzativo, tra le principali conseguenze vi è stata l’aver gestito l’ente da maggio 2014 senza la necessaria approvazione del bilancio di previsione, secondo le modalità e i tempi previsti dalle norme.
Tal disordine organizzativo ha fatto si che le organizzazioni sindacali non sono state neanche messe a parte della relazione dell’Oiv dello scorso 6 luglio che commenta in maniera molto negativa la gestione dell’Arpab e la totale incoerenza sia con gli obiettivi di bilancio che la scarsa intelligibilità da parte degli stakeholder del piano delle performance e del sistema di valutazione adottati in agenzia.
L’organizzazione è ufficialmente basata sul regolamento approvato nel 2009, che di fatto è stato completamente stravolto, senza azioni tra loro coerenti, in questi ultimi cinque anni, fino al punto di alterare la configurazione e le attribuzioni sia degli uffici direzionali che dei dipartimenti provinciali, la cui funzionalità e l’efficacia nell’azione e pari dignità organizzativa devono essere riattivate.
Occorre ricordare, inoltre, che il regolamento del 2009 prevedeva l’assegnazione di posizioni organizzative, mai attivate completamente e oramai ridotte a soli sei incarichi amministrativi, a tutto svantaggio degli aspetti normativamente rilevanti sia amministrativi ma soprattutto tecnici. A ciò si aggiunga che il ruolo della dirigenza sconta numerosi anni di mancati adempimenti contrattuali, che penalizzano fortemente la loro professionalità. Tale situazione è ulteriormente aggravata dall’assenza di un dirigente amministrativo, con ripercussioni negative circa il piano delle performance ed altri importanti provvedimenti amministrativi, imposti dalle norme legislative, ma rimaste inattese.
Non da ultimo bisogna rimarcare che da troppo tempo l’Arpab non punta in maniera decisa sulla riqualificazione e formazione del proprio personale, nonostante la richiesta pressante dei sindacati rispetto alla necessaria approvazione dei dovuti piani di formazione. In questo quadro sono, difatti, ancora una volta oggetto di accuse e minacce, neanche tanto velate, i lavoratori dell’Arpa Basilicata. Tali lavoratori, per quanto loro consentito dalla grave situazione di stallo dell’ente, hanno continuato a portare avanti le attività agenziali. Quindi si rimane basiti leggendo la nota della direzione nella quale si additano proprio questi lavoratori come possibile danno erariale per gli stipendi percepiti. Dove sono gli indirizzi chiari e coerenti della direzione, dove le verifiche delle attività svolte, dove le iniziative formative, dove l’azione propulsiva e motivazionale?
Il legislatore regionale ha cercato di andare incontro a questo grave stato di cose con la legge di riforma dell’Arpab che pur introducendo alcuni elementi innovativi ancora in discussione a livello nazionale, quali i Lepta (Livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali), non ne delinea i contenuti e i valori di riferimento. Mentre la normativa vigente e ancor più la proposta di legge nazionale, rafforza il sistema a rete con un richiamo evidente ad alcuni principi ispiratori – il federalismo come modello organizzativo complessivo; la terzietà; l'autonomia scientifica, di gestione e di programma – la norma regionale si ripiega, in particolare, nel rapporto tra Arpab e dipartimento Ambiente, a nostro parere a tutto vantaggio del secondo.
A questo si aggiunga che nella norma regionale il finanziamento dell'Arpab, così come fino ad ora costituito, non è adeguato alle tante e complesse competenze e alle criticità sul versante delle innovazioni tecnologiche, sulle quali allo stato non si è investito; criticità che pongono seri problemi per il conseguimento dell’accreditamento e delle certificazioni di qualità. Vogliamo aggiungere che rispetto ai ricercatori dell'ex Metapontum Agrobios, trasferiti in Arpab non essendo affatto rammentati nella recente legge di riordino dell'Arpab, ci chiediamo se questi lavoratori sono dei fantasmi, ovvero si ravvisa la necessità, come riteniamo, di definirne i compiti e le funzioni assegnati dalla Regione.
In conclusione, diciamo con chiarezza "giù le mani dall'Arpab", e a tal proposito riteniamo opportuno esigere l'autonomia e l'indipendenza dell'Arpab, recuperare tutte le funzioni che comunque le sono affidate dalla legge nazionale (tutela e protezione dell’ambiente, monitoraggio delle matrici ambientali, sviluppo sostenibile e green economy, certificazioni e marchi ambientali), rimarcare l'esiguità del contributo regionale a fronte, invece, delle tante, crescenti e complesse competenze. Una nota positiva è emersa nella legge di riforma con l’individuazione nella dotazione organica della figura del coordinatore tecnico-scientifico e di quello amministrativo, venendo accolta in tal modo una precisa richiesta della Cisl, avanzata nel nostro documento presentato oltre un anno fa.
Tuttavia data la situazione di grave crisi in cui versa l’Arpab, la Cisl sarà vigile sull’efficacia di questo percorso riformatore e pretenderà il doveroso e opportuno coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, anche nella fase transitoria prevista dalla legge, sino alla nomina dei nuovi organi dell’Arpab. Ciò al fine di evitare il ripetersi di situazioni come quelle rappresentate nella relazione dell’Oiv sopra richiamata, in relazione alla quale la direzione non ha dato seguito né ai contenuti del piano della performance né ad alcuna delle proposte migliorative ivi contenute, escludendo il sindacato dal merito delle problematiche emerse. Vigileremo affinché l'Arpab non si trasformi in una dependance della politica e le scelte organizzative-gestionali non si riverberino negativamente, come al solito, per i dipendenti dell’Arpab, di cui si rimarca la necessità di rispetto per la dignità personale e professionale, e quindi per lo svolgimento del loro ruolo a tutela della salute e dell’ambiente della regione.
BAS 03

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