Per il capogruppo del Pd “non c’è chiarezza sull’interpretazione del decreto attuativo del 25 marzo, le dichiarazioni fatte circa la necessità di non andare oltre i 154 mila barili non possono essere scritte sulla sabbia”
La decisione del Consiglio regionale di impugnare dinanzi al Tar del Lazio il decreto attuativo della legge “Sblocca Italia” e di promuovere contestualmente conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale “è una scelta coerente e responsabile, che conferma il lavoro fatto dal Consiglio regionale con le discussioni e le decisioni assunte i 4 e il 29 dicembre 2014, quando furono votati ordini del giorno per verificare insieme al governo nazionale i margini di modifica dello Sblocca Italia”.<br /><br />Così il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Roberto Cifarelli commenta la decisione dell’Assemblea e ribadisce che “a dicembre, proprio a seguito dell’iniziativa del presidente Pittella e dei parlamentari, il provvedimento legislativo fu effettivamente modificato con un avanzamento consistente e percepibile che abbiamo salutato positivamente in termini di nuovi benefici, patto di stabilità, Ires e trasformazione del bonus carburanti in social card e di impatto che le royalties avranno sullo sviluppo economico. Ma oggi non c’è chiarezza sull’interpretazione del decreto attuativo del 25 marzo, le dichiarazioni fatte circa la necessità di non andare oltre i 154 mila barili non possono essere scritte sulla sabbia”.<br /><br />“Con la decisione di impugnare il decreto – conclude Cifarelli – intendiamo ribadire che nessuno titolo concessorio può essere rilasciato prima della redazione del Piano delle aree previsto dall'art. 38, coma 1 bis, della legge Sblocca Italia, che il Governo può procedere alla approvazione del Piano solo in caso di inerzia e non di diniego da parte delle Regioni interessate e che l'intesa che le Regioni devono rilasciare sul singolo titolo deve avere natura politica e non amministrativa”.