"L’arrivo pressoché giornaliero al porto di Bari di grano di origine estera (Ucraina, Kazakhistan, Australia, Canada) sta strozzando i produttori cerealicoli lucani”. E’ il grido d’allarme lanciato dal Gie (Gruppo Interesse Economico) cerealicolo aderente alla Cia e dalla Cooperativa Unità Contadina alla quale aderiscono un migliaio di cerealicoltori di Lavello, Melfi e Venosa, con una produzione di circa 200 mila quintali di grano l’anno.
“Accade in queste settimane – spiega Maurizio Carretta presidente di Unità Contadina – che il grano canadese classificato numero tre, a differenza dei nostri parametri qualitativi, da considerare di qualità “media” è quotato a 30 euro al quintale contro i 25,5 euro al quintale del nostro grano che risponde a qualità decisamente migliori, perché classificato con 12 proteine e peso specifico 80. Le quotazioni del grano del lavellese-melfese-venosino sono persino al di sotto di quelle dei listini delle borse pugliesi e nazionali di grano-cereali. La situazione – continua Carretta – è diventata insostenibile perché noi della struttura di conferimento siamo costretti a rimetterci per tenere fede all’impegno economico con i nostri associati. Le istituzioni devono intervenire almeno garantendo lo stesso prezzo del nostro grano con quello estero e per vigilare sui signori dei molini e della pasta che volteggiamo come avvoltoi sulle nostre teste, uccidendo il granaio della Basilicata”. La Cia – conclude la nota – rivendica l’adozione del Piano Cerealicolo Regionale in sinergia con il Piano nazionale; una nuova disciplina regionale che favorisca l’aggregazione delle produzioni; un programma di insediamento agro-industriale; un progetto per il potenziamento della ricerca e dell’innovazione e di sostegno all’introduzione di varietà; la definizione del marchio a tutela del pane e della pasta made in Lucania.
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