Riduzione dei costi (soprattutto l’abbattimento dell’accise sul gasolio). Semplificazione amministrativa e fiscale. Miglioramento dell’accesso al credito. Contratti sicuri con i soggetti della filiera, soprattutto con la Gdo. Una spinta decisa verso l’aggregazione. Sono queste, per la Cia-Confederazione italiana della Basilicata, i punti su cui premere perché l’agricoltura, che rappresenta il 15 per cento del Pil del Paese, riprenda a crescere.
“Le imprese agricole italiane – afferma la Cia – sono in profonda sofferenza. Burocrazia, mancanza di credito e ''caro-gasolio'' continuano a soffocare le imprese, che non riescono più a stare sul mercato. Soltanto nel primo trimestre dell'anno, come evidenziano i dati di Unioncamere, il settore primario ha perso in Basilicata 652 aziende e i produttori vivono una situazione drammatica che non ha precedenti – spiega la Cia – schiacciati sia dai problemi strutturali del comparto che dalle difficoltà congiunturali conseguenti all'intensificarsi della crisi economica. Inoltre, mentre si fa sempre più forte la stretta creditizia – continua la Cia – crescono le situazioni debitorie delle imprese. Ma non basta: a tutto questo si aggiunge l'aumento continuo dei costi di produzione, trascinati in alto dalla corsa dei carburanti, mentre i prezzi sui campi continuano a restare non remunerativi
Tutto questo scoraggia le imprese, gettandole nella disperazione, e certo ora l’arrivo dell’Imu (pur con i miglioramenti degli ultimi passaggi parlamentari) ci mette un ulteriore “carico da novanta”.
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