Cgil: IMPRESA E LAVORO NEI PATTI REGIONALI DEL MASTERPLAN

"Oggi al Senato c'è stato l'incontro con il ministro per la Coesione territoriale e la conferenza delle regioni per un confronto sui patti regionali del Masterplan per il sud. La Cgil Basilicata, rappresentata dal segretario generale Cgil Matera Eustachio Nicoletti – si legge in una nota –  ha illustrato le criticità e gli ambiti di sviluppo legati al Patto regionale della Basilicata.
Il Patto di sviluppo per la Basilicata ha previsto lo stanziamento di 3,8 miliardi suddiviso nei seguenti interventi:
1. Ambiente 994,6 milioni (dissesto idrogeologico 400 milioni – idrico 340 milioni);
2. Infrastrutture 1.595,2 (1400 strade)
3. Sviluppo economico e produttivo 763,2 milioni
4. Politiche sociali (welfare e legalità) 278,0 milioni
5. Turismo e cultura
Ma dal 2 maggio 2016, giorno in cui Renzi e Pittella, Governo e Regione, hanno firmato il Patto per lo sviluppo, la Basilicata continua a evidenziare una onirica situazione di immobilismo e ritardo politico – amministrativo che ne sta aggravando la già precaria situazione.
Infatti, all’interno delle criticità comuni a tutte le regioni meridionali, la Basilicata presenta peculiarità che hanno bisogno di interventi urgenti e determinanti, pena l’irreversibilità della situazione.
Lo sviluppo in Basilicata – sostiene la Cgil –  si intreccia ormai drammaticamente con lo spopolamento inesorabile del territorio: secondo l’indagine condotta dall’ANCI di Basilicata, se non intervengono politiche in grado di creare lavoro, attrarre investimenti e determinare le condizioni per un modello positivo di integrazione con gli stranieri, dagli attuali 570.000 mila abitanti fra 20 – 25 anni la popolazione passerà a 450mila abitanti.
Le drammatiche percentuali occupazionali ed in particolare la disoccupazione giovanile arrivata al 44% che incrementa l'emigrazione, indicano una specificità regionale tutta lucana per cui all’assenza di un futuro si aggiunge la prospettiva di una realtà sociale geriatrica in cui la composizione della popolazione giovanile si riduce a favore di quella centrale e di quella ultra ottantenne, incrementata negli ultimi 10 anni del 53,9%.
Purtroppo le istituzioni in Basilicata non hanno svolto un ruolo di garanzia e di terzietà: hanno assunto una connotazione da “spot” di se stesse rincorrendo solo le emergenze e dimenticando ogni azione di programmazione.
A poco sono servite le continue sollecitazioni sindacali. Nonostante i numerosi tavoli e discussione in merito a proposte, progetti, idee e contenuti del Manifesto seguito alla Marcia dei 10mila per il lavoro del 9 aprile promosso da Cgil – Cisl – Uil , il confronto regionale si è fermato all’ascolto e alla definizione di aspetti formali.
Le maggiori risorse previste nel Piano di sviluppo per la Basilicata sono state stanziate per le Infrastrutture (1,595 miliardi) e di questi ben 1,400 miliardi per quelle stradali, con l’obiettivo strategico di realizzare gli interventi funzionali allo sviluppo economico perseguendo finalità di coesione e pari accessibilità alle diverse aree regionali, oltre che di superamento dei ritardi storici di collegamento adeguato con le direttrici di mobilità nazionale.
Ad oggi, non abbiamo traccia dei previsti 70 interventi infrastrutturali – quelli già avviati ed altri da realizzare nel 2017 – per 359 milioni di risorse: nel 2016 sono state avviate opere per dieci milioni di euro, 63 milioni sono stati programmati nel biennio 2016-2017, oltre a 13 interventi per 169 milioni «con la regia» dell’Anas.
E nulla si sa dell’attuazione dell’Accordo di programma quadro infrastrutture del 2014 per cui erano previsti investimenti di 1.359 milioni per la realizzazione di interventi di varianti, di messa in sicurezza, di costruzioni di bretelle stradali, di completamenti di assi viari importanti, ecc.
Il recupero delle infrastrutture lucane non può continuare a seguire processi lenti e discontinui. Ha bisogno di urgenti processi per permettere la rigenerazione, la riconversione produttiva, il miglioramento dell’immagine turistica, lo sviluppo urbano, l'implementazione di contenitori culturali.
Occorre recuperare gli storici ritardi infrastrutturali dei collegamenti che stanno condizionando anche le potenziali opportunità legate alla designazione di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019, che ha portato la città e la Basilicata all’attenzione nazionale, europea e mondiale, per rilanciarne lo sviluppo socio – economico.
In particolare, la possibilità di raggiungere Matera più facilmente e rapidamente rimane un elemento dirimente e rappresenta una priorità imprescindibile se si considerano le attuali difficoltà.
Non sono stati risolti problemi nel breve periodo  che mettano in collegamento Matera con la stazione centrale di Bari e con gli aeroporti di Bari e di Brindisi e sono ancora lontani quella di lungo periodo per far uscire definitivamente la città dall’isolamento.
Sono necessari sistemi di collegamento con la rete ferroviaria nazionale unitamente ad una rete viaria che renda raggiungibile Matera da Potenza, dalla Puglia e dalla Calabria.
Ad oggi, infatti, l’unico collegamento certo è rappresentato dalla doppia corsia stradale Matera – Bari – Palese, mentre il completamento dell’asse bradanico presenta ancora criticità e tempi indefiniti.
Non si hanno notizie in merito alla tempistica e alla realizzazione dell’asse stradale Matera – Gioia del Colle (dovremmo essere ancora agli studi di fattibilità); silenzio assoluto poi sulla risoluzione delle difficoltà di percorrenza della Basentana e sul collegamento Matera – Ferrandina, da mettere in relazione con la realizzazione del progetto alta velocità della ferrovia sulla tratta Taranto – Metaponto – Potenza – Salerno.
Se la situazione del settore infrastrutture evidenzia tutte le sue difficoltà, non diversamente purtroppo, si può illustrare quella Relativa all’asse delle Politiche sociali.
Per questo settore, il Piano Basilicata prevederebbe interventi per 278 milioni di euro tesi ad incrementare la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona, valorizzando al contempo il potenziale di crescita e occupazione, ma non possiamo esimerci dal sottolineare l’assenza di qualsiasi programmazione concreta da parte della Regione.
Come organizzazioni sindacali, abbiamo proposto la costruzione di una rete d’infrastrutture sociali attraverso una rivisitazione degli ambiti di zona in cui gestire tutte le azioni socio-assistenziali.
Necessaria e urgente appare quindi una legge regionale che incentivi i comuni a fare sistema attraverso reti a cui poter assegnare le competenze dei settori descritti al fine di ottimizzare, anche con economie di scala, la gestione dei servizi.
A cominciare dai bambini, per esempio. Recuperando, nel Piano per lo sviluppo della Basilicata, il ritardo accumulato dalla Basilicata sull’educazione e sugli apprendimenti dell’infanzia da 0 a 6 anni con interventi che determinino la creazione di asili nido sia per la loro funzione educativa che come servizio alle famiglie per alleggerirne il peso economico, creando contestualmente nuovi posti di lavoro.
La situazione socio – economica della nostra regione appare sempre più preoccupante. Quasi tutti i settori sono interessati da processi di crisi. Nessun segnale di ripresa, disoccupazione crescente, disagio sociale e povertà ormai dilagante.
Occorre cambiare decisamente politica, eliminando senza esitazione gli interventi a pioggia, dimostratisi chiaramente inefficaci. È necessario fare delle scelte chiare e coraggiose che prevedano l’utilizzo dei significativi fondi stanziati nei settori strategici del nostro sistema produttivo.
E’ veramente paradossale e inaccettabile constatare che la Basilicata, nonostante le enormi risorse di cui dispone, si trovi in una condizione di regressione produttiva al pari delle altre regioni meridionali.
E’ necessario riorganizzare un sistema di governance regionale, dimostratasi in questi anni troppo spesso ridondante, inefficace e inutilmente burocratico, fatto di società partecipate ed Enti pubblici che in questi anni, in troppi casi, hanno disposto risorse anziché svolgere una funzione di supporto allo sviluppo regionale.
Occorre cambiare modus operandi, semplificare e rendere la burocrazia più elastica ed efficiente, liberare risorse dalla spesa corrente per destinarle allo sviluppo.
Infine – conclude la nota della Cgil Basilicata – risulta  determinante adottare strategie che mettano in relazione le regioni del Sud che devono ragionare assieme a partire dall’utilizzo dei fondi europei.
Mettere in rete le regioni meridionali può rappresentare “una chiave di volta per un Sud che ha finora fatto la politica del fai-da-te, spendendo in maniera improduttiva i fondi europei.
Un luogo di coordinamento tra le regioni meridionali quale strumento indispensabile per affrontare e monitorare l’attribuzione e la gestione dei fondi, oltre che la realizzazione di opere e servizi molto spesso di livello interregionale che, anche per questo, risultano di difficile attuazione".

Bas 05

 

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