"In questa bella giornata di partecipazione e lotta unitaria CGIL, CISL e UIL parlano al paese, ai cittadini, ai più deboli, e parlano con le parole dei diritti, della giustizia e della democrazia.
La vertenza per le pensioni e il lavoro per i giovani, la riforma degli ammortizzatori sociali, la modifica della legge fornero è la più importante battaglia unitaria che stiamo conducendo".
E' quanto dichiarato in una nota dal segretario regionale della Cgil Angelo Summa che prosegue:
"E’ doveroso che il governo trovi le risorse necessarie a rendere più flessibile ed equo un sistema che oggi è invece percepito dalle lavoratrici e dai lavoratori come iniquo ed insopportabile.
Noi vogliamo completare la seconda fase del confronto sulla previdenza, perché bisogna tutelare i giovani, costruendo sin da ora pensioni dignitose; le donne, su cui spesso gravano i lavori di cura; i pensionati e i lavoratori che svolgono lavori gravosi.
Il confronto chiuso lo scorso anno con il verbale di sintesi del 28 settembre, pur non esaurendo i temi della nostra piattaforma, ha permesso di aprire spiragli nel sistema della legge Fornero, introducendo alcuni importanti correttivi : pensione anticipata per i lavoratori precoci, ape sociale, cumulo contributivo gratuito, semplificazione della normativa per i lavori usuranti, estensione della quattordicesima e della no tax area per i pensionati.
La cd. fase due ha invece avuto un avvio incerto. Le posizioni rischiano di distanziarsi in modo evidente, a partire dal fatto che la quantità di risorse che il Governo vuole destinare nel Documento di economia e finanza è assolutamente insufficiente per intervenire sulle questioni più scottanti.
Il tema alla base delle nostre rivendicazioni è il lavoro, ed è un tema che assume più facce: dalla sanità (12 milioni di italiani rinunciano a curarsi perché non hanno i soldi per farlo) alle pensioni, dall’occupazione ai giovani.
I numeri ci dicono che questo paese ha bisogno di politiche per il lavoro, per i giovani. Finora però si è agito solo in due modi: con la decontribuzione e abbassando i diritti.
Tante risorse su decontribuzione e bonus hanno creato solo lavoro precario, a termine. Bisogna invece rafforzare e sostenere gli investimenti , pubblici e privati, e gli strumenti di politica attiva e passiva di governo del mercato del lavoro, ad iniziare dalla proroga degli ammortizzatori sociali.
Occorre poi dare una prospettiva previdenziale ai giovani, che per noi significa parlare del futuro e della tenuta sociale del nostro paese, significa essere all’altezza della nostra responsabilità, quella di consegnare ai giovani una speranza e la certezza di poter vivere in un paese che mantiene saldi i suoi valori solidaristici su cui ha costruito un welfare pubblico e universale.
C’è bisogno di una ripresa degli investimenti pubblici, in particolare su scuola, università e ricerca.
In questi anni abbiamo assistito all’arretramento dello Stato dai principali servizi ai cittadini, a un processo incessante di riduzione della spesa pubblica. Clamoroso è il caso della sanità.
Il Governo conferma ancora per quest’anno un definanziamento della sanità pubblica, con una riduzione percentuale sul PIL pari al 6,3 per cento nel 2020, anziché un investimento per garantire il diritto alla salute e alle cure.
Se continuiamo a ridurre la funzione dello Stato nell’erogazione dei servizi ci sarà un paese più ingiusto e più disuguale.
Chiediamo che si dia corso alla riapertura della stagione contrattuale : sono milioni i lavoratori che da anni non hanno avuto una risposta neanche sotto il profilo salariale.
Fa specie ascoltare in questi giorni il richiamo del governatore della banca centrale Draghi sulla necessità di un’adeguata ripresa dei salari e delle retribuzioni senza la quale non ci può essere ripresa per questo paese.
Dopo otto anni di blocco della dinamica salariale nel pubblico impiego, noi rivendichiamo il rispetto di quanto previsto, cioè gli 85 euro d’incremento dei minimi tabellari.
A essere interessati ai rinnovi del mondo pubblico sono oltre tre milioni di lavoratori, una parte importante – anche numericamente – del paese.
Ecco perché intendiamo riportare il lavoro e le sue funzioni al centro della vita della pubblica amministrazione. C’è la necessità di un forte investimento non solo di risorse finanziarie, ma anche di politiche innovative da parte del governo per rilanciare i servizi pubblici come volano di sviluppo di questo paese.
Serve una riforma vera che parta dalla separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale, per evitare che si continui a considerare spesa pensionistica quello che è assistenza e che deve essere sostenuta dalla fiscalità collettiva.
Bisogna smetterla di dire che non ci sono le risorse necessarie che, invece, possono essere recuperate da 120 miliardi di evasione, 60 miliardi di corruzione e 27 miliardi di pizzo e usura.
Al tempo stesso la nostra azione unitaria deve svilupparsi a livello locale per rimettere al centro dell’agenda politico-istituzionale i temi del lavoro.
Da tempo unitariamente ci siamo chiesti come inquadrare in un piano generale le tante criticità aperte nella nostra regione, con l’ambizione di riaprire un confronto con il governo regionale, guardando alle strategie politiche di sviluppo.
Abbiamo assistito in questi ultimi anni a un confronto ancorato solo all’emergenzialità, privo di una programmazione di lungo periodo.
Programmare non significa stare nelle logiche del consenso e dei condizionamenti elettorali. Ma avere uno sguardo lungo.
La nostra proposta unitaria ha l’ambizione di affrontare quelli che sono le grandi tematiche della nostra regione che meritano una programmazione di lungo periodo, a partire dalla sanità e dal welfare, rispetto ai quali la riforma del SSR recentemente varata ed Piano Socio Sanitario la cui approvazione è in itinere, non hanno delineato uno scenario in grado di superare lo storico deficit di integrazione socio-sanitaria.
La sfida legata a Matera Capitale della Cultura 2019 è ancora una partita tutta da giocare rispetto alla estemporaneità degli interventi messi in campo. Nulla che sia in grado di delineare un modello di sviluppo strutturale che sia fortemente interconnesso all’economia della cultura.
E tra le criticità e contraddizioni più forti che vive la nostra regione, certamente c’è il petrolio.
Sono mesi che chiediamo un incontro e soprattutto che si apra il confronto a livello nazionale.
Abbiamo bisogno di capire , dopo lo sversamento di 400 tonnellate di petrolio, qual è il livello di compromissione ambientale, quali siano i livelli di sicurezza garantiti agli abitanti della val d’Agri in relazione ai processi estrattivi, tanto più dopo le risultanze della VIS.
I fatti che si sono susseguiti nella Val d’Agri meriterebbero un’assunzione di responsabilità che porti la discussione su un tavolo nazionale.
E’ necessario fare un punto zero con l’Eni; se nei prossimi anni si vuole continuare a fare attività estrattiva questa può essere fatta solo a due condizioni: che l’Eni si impegni in un piano di investimenti per uscire dall’attività estrattiva e dall’uso delle fonti fossili tracciando la strada verso la transizione energetica in Basilicata e che faccia, da subito, un grande investimento tecnologico, dal momento che gli impianti hanno già dato prova della loro inadeguatezza.
Si tratta di tematiche che non possono essere affrontate solo nelle conferenze stampa e con annunci estemporanei di possibili chiusure. Si continua ad evitare il confronto, il tavolo della trasparenza non si convoca da tempo.
Abbiamo bisogno di costruire con i sindaci e con l’intera comunità della Val d’agri e della Basilicata un punto comune, per affrontare il tema nella sua complessità e interezza per dare una risposta e per aprire una stagione di programmazione che possa assicurare un futuro di sviluppo sostenibile a questa regione .
L’unità dei lavoratori è la nostra forza e l’unità sindacale sarà il nostro agire oggi e anche domani per ridare un futuro a questo paese e renderlo più giusto, più solidale e meno frantumato e diseguale".