Cgil, Cisl, Uil su ambiente, legalità, lavoro, sicurezza sociale

"Nei giorni in cui si stanno manifestando tensioni e brutti sintomi di un malessere destinato a lasciare segni in Basilicata, ci chiediamo se davvero esiste una via per il benessere e la sicurezza dei lucani, in fondo alla lunga marcia per il lavoro che ha visto protagonisti oltre dieci mila lavoratori e forze sociali lo scorso 9 aprile.
Ci chiediamo se non fosse il caso di abbandonare la sindrome  da contrapposizione ed affrontare, col tenore e la compostezza istituzionale che le questioni meritano, coniugando ambiente, legalità, attività produttive, la sicurezza, salute e lavoro dei cittadini della Val d’Agri e dei lucani tutti, provando ad affondare le decisioni sui  problemi". Lo dichiarano in una nota congiunta Angelo Summa, Nino Falotico e Carmine Vaccaro, segretari regionali di Cgil, Cisl, Uil di Basilicata. 
"La decisione di attivare la Cassa Integrazione per i lavoratori ENI e dell’indotto, va precisato, è una decisione che esula dalla disponibilità delle parti, nonostante è nell’animo di tutti la sofferenza profonda che molte famiglie si apprestano ad affrontare; è una decisione che appariva fuori dalla portata, di fortissimo impatto sociale ed emotivo, ma nel momento in cui c’è di mezzo la legge dello Stato, indagini ed accertamenti, nella pur remota ipotesi che si sia potuto configurare un solo atto lesivo dell’integrità del nostro territorio e dunque dei nostri cittadini, è giusto che ognuno faccia la propria parte nel rispetto del lavoro della magistratura. Ci sono i lavoratori ed il lavoro, ci sono le famiglie e i figli, e ci sono tanti altri cittadini fuori dal contesto lavorativo dell’ENI, e tutti insieme bisogna marciare respingendo strumentalizzazioni o attacchi all’integrità civile della nostra comunità regionale.
Il dibattito suscitato dal referendum e le questioni che si sono sviluppate su Tempa Rossa, – proseguono Summa, Falotico e Vaccaro –  stanno a dimostrare una volta di più che per presidiare il lavoro ed il benessere dei cittadini, bisogna presidiare lo Stato e la sua capacità di intervento, in un clima di leale collaborazione tra le istituzioni, trovando gli aggiustamenti che le situazioni complesse richiedono. Non è rievocando i termini di uno scontro tra lavoro e sviluppo contro sicurezza e benessere che si affrontano le cose, l’Italia e la Basilicata non possono permettersi il ritorno ad una tensione collocabile agli anni Ottanta. Sviluppo e sostenibilità possono coesistere, a patto di rifuggire da logiche di basso profilo, da ricatti del tipo “lavoro o morte”, chiedendo che quella responsabilità che i lavoratori e le forze sociali mostrano ogni giorno, sia propria anche delle nostre imprese e di tutte le istituzioni.
Per questo, dopo l’importante giornata di mobilitazione, seconda alla sola marcia di Scanzano Jonico del 2003, riteniamo di dover spingere sull’acceleratore del progresso, riteniamo di dover chiedere al governo regionale uno scatto di volontà e orgoglio per realizzare un confronto a tutto tondo sugli immani problemi della Basilicata. Perché la Basilicata è in un mare di problemi. E le strade della marcia sono due e parallele. Da un lato l’adesione a politiche di raccordo tra sviluppo, ambiente, università, ricerca, strutture regionali di promozione e di controllo, molto spesso degradate. Un’azione ambientale può conseguire risultati economici e sociali, occupazionali, solo dentro una politica industriale, senza la quale la sola declamata ipotesi di transizione energetica (e gli impegni presi alla Conferenza di Parigi dal Governo Renzi) risulterebbe un esercizio retorico, poiché poco conveniente e troppo poggiata sulla logica degli incentivi del Conto Energia, in un deficit commerciale a tutto vantaggio di investitori esteri e dell’obsolescenza delle nostre eccellenze e delle nostre imprese. La programmazione, non più eludibile, di nuovi insediamenti energetici (e tra questi il Parco Energetico della Val d’Agri), deve coincidere con l’eliminazione delle parti vecchie del sistema, con le parti più impattanti, col coraggio di una stagione di investimenti, di infrastrutture, di miglioramento del nostro capitale umano e sociale, poiché il lavoro non può essere un ricatto, ma una scelta libera e gratificante. E i lavoratori non possono diventare scudo di interessi privati. In questo senso ci chiediamo che fine abbia fatto la parola Mezzogiorno, a che punto siamo con il masterplan annunciato dal Governo. La seconda via è una via che tiene conto degli indici di trasformazione della Basilicata, dell’indice di invecchiamento, dello spopolamento che non si è mai arrestato. E dunque una politica regionale di supporto al reddito minimo; di supporto al disagio sociale che vivono i nostri anziani e i nostri giovani, puntando su politiche sociali di partecipazione e di riforma del nostro sistema socio-sanitario-assistenziale, puntando sugli asili nido e su una maggiore chiarezza e specializzazione nelle fasi di accreditamento di strutture di cura e assistenza.
Noi crediamo che non sia più il tempo degli equilibrismi, che la politica debba fare la sua parte, che il Presidente Pittella accetti la proposta che viene dai sindacati uniti nella marcia del 9 aprile ed aprire ufficialmente la fase del confronto. Un confronto alto ma non verticistico, un confronto sulle corde del progresso civile e della dignità di cittadini e lavoratori, giovani e meno giovani, uomini e donne di questa regione. Un confronto per il progresso di tutti e non solo di alcuni prescelti".

BAS 05

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