“Continuano con intensità anche a ottobre le escursioni programmate alle cascate di San Fele ,che si vanno ad aggiungere ai tanti che raggiungono San Fele individualmente , con amici e famiglie alle tante visite effettuate nel corso di quest’anno, dove non meno di 50.000 turisti hanno visitato le cascate, rendendo il luogo tra i più frequentati della Basilicata ( in percentuale considerato che trattasi di un comune di circa 3.000 abitanti più della stessa Matera)”.
E’ quanto comunica con una nota l’Associazione per la valorizzazione delle Cascate di San Fele “U uattënniérë”
“Visitatori di tutte le età con famiglie al seguito raggiungono il territorio di San Fele. Molti di loro provengono dalle regioni limitrofe ( Puglia e Campania in testa),dal resto d’Italia e molti anche dall'estero, con evidenti benefici per le strutture ricettive locali. Tutto questo è stato possibile – continua la nota – grazie al lavoro volontario dei soci dell’associazione “U uattënniérë “ , che ha reso possibile la valorizzazione del torrente Bradano e delle sue cascate e senza alcun spreco di risorse pubbliche e con il contributo importante dell’APT di Basilicata. Molto rimane ancora da fare per rendere l'area più agibile, attraverso opere quali la sentieristica necessaria e la messa in sicurezza dei tracciati. Questo anche per rendere fruibili altre cascate che oggi non è possibile visitare. Di qui il richiamo all’impegno a tutte le istituzioni locali e regionali per sostenere con interventi infrastrutturali il processo di sviluppo in corso”.
Le cascate prendono il nome “U uattënniérë ”, la trasposizione dialettale di “ Gualchiera”: macchina utilizzata in antichi opifici costruiti a ridosso delle cascate. Sfruttando la forza dell’acqua, una grande ruota azionata trasmetteva il movimento ad un cilindro orizzontale nel quale erano inserite, verticalmente, le aste dei folloni. Questi terminavano con pesanti magli ( o folloni) che, entrando e uscendo da una vasca ( dove sul fondo venivano posti tessuti), servivano a gualcare la lana; le proprietà feltranti del panno venivano così rese più compatte e meno ruvide. La Gualchiera di San Fele è rimasta in uso fino agli anni 40 del secolo scorso.