“Quattro giorni di sciopero della fame, battitura e silenzio per il diritto di voto dei detenuti e per l’amnistia. E’ la mobilitazione nonviolenta lanciata da Marco Pannella e dal Partito Radicale che coinvolgerà l’intera comunità penitenziaria, con l’obiettivo di garantire la possibilità, ai tantissimi reclusi che ancora li conservano, di esercitare i propri diritti in vista delle prossime scadenze elettorali. E per ribadire con forza la necessità di un’amnistia – abbinata a un provvedimento di indulto – per uscire subito dall’illegalità gravissima nella quale versa la giustizia italiana e la sua appendice carceraria”. A darne notizia Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali Lucani. “Da lunedì 19 novembre avrà inizio dentro e fuori le carceri uno sciopero della fame, che i detenuti accompagneranno ogni sera con una battitura delle sbarre, dalle 20 alle 20.15, seguita da 45 minuti di silenzio. L’iniziativa proseguirà fino a giovedì e gli ultimi due giorni, il 21 e il 22 novembre, saranno anche di sostegno all’astensione dalle udienze promossa in tutta Italia dall'Unione delle Camere Penali”. “La denuncia dei sindacati di Polizia penitenziaria sulle condizioni igienico-sanitarie del carcere di Potenza – dichiara Bolognetti – ci mostra una volta di più il volto di una realtà, quella delle nostre patrie galere, assurta a luogo di tortura senza torturatori, perché ad essere torturata è l’intera comunità penitenziaria con detenuti e agenti abbandonati nello stesso inferno. Nelle galere italiane l’art. 27 della Costituzione viene quotidianamente violato nonostante la buona volontà e l’impegno di chi è costretto a lavorare in condizioni indecenti. Non a caso, in questi anni, abbiamo dovuto registrare oltre alle centinaia di suicidi di detenuti, anche le decine di suicidi di Agenti di Polizia Penitenziaria. Non a caso continuiamo a ripetere che l’Amnistia che invochiamo è innanzitutto un’ amnistia per una Repubblica che continua a comportarsi da delinquente professionale, violando la Costituzione e le Convenzioni a tutela dei diritti dell’uomo. Laddove, gioverà ripeterlo, il nostro Paese non rispetta il principio sancito dalla Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo che parla di ragionevole durata dei processi”.
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