Per il capogruppo del Pd la disponibilità del presidente "è un esempio per le nuove generazioni di rispetto per le istituzioni e di grande senso dello stato, che mai dovrebbe mancare in coloro che frequentano i luoghi della politica"
"La conferma di Giorgio Napolitano a Capo dello Stato, rappresenta, nell'attuale quadro politico italiano, senza ombra di dubbio, l'unico punto di garanzia democratica per il nostro paese. Mi auguro sinceramente si riveli anche utile alla costruzione di una fase politica nuova che dovrà necessariamente caratterizzarsi fortemente per la sua capacità di riformare il sistema paese a partire da una oramai inevitabile nuova legge elettorale". E' quanto afferma il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Luca Braia."La disponibilità del presidente Napolitano ad accogliere l'invito dei maggiori gruppi politici rappresentati oggi in parlamento, a partire dal Pd, nel continuare il ruolo di guida del Paese in questa difficile e delicata fase di transizione verso il futuro, è un esempio per tutti – continua Braia – e soprattutto per le nuove generazioni di rispetto per le istituzioni e di grande senso dello stato, che mai dovrebbe mancare in coloro che frequentano i luoghi della politica. Nel Partito Democratico prima e nel centro sinistra poi, si apra una fase di confronto ampia e leale, nella quale piuttosto che alimentare venti di divisioni, utili esclusivamente a rinvigorire il centro destra ed alimentare nel nostro popolo i dubbi sulla capacità di interpretare le reali esigenze del paese ed effettuare un deciso e trasparente rinnovamento, si recuperi un più forte profilo riformista adeguato all'esigenza di cambiamento che si eleva dalla società e si ritrovino le vere motivazioni che hanno fatto nascere il Pd e che ritengo siano ancora assolutamente attuali e quanto mai utili al futuro dell'Italia".Per Braia "è assolutamente finito il tempo delle prevaricazioni, delle imboscate, delle battaglie interne o dei colpi bassi, che anche in questi giorni abbiamo registrato essere ancora presenti tra i partiti, in un modo di fare politica che non interessa più a nessuno e che soprattutto non serve a produrre il bene per le comunità che si rappresentano e si amministrano"