Blasi (Crpo): la triste realtà del caporalato “rosa”

La Presidente della Commissione regionale per le pari opportunità, facendo riferimento ai tragici avvenimenti di questi giorni, afferma: “Non ricordiamoci delle donne, e non solo, esclusivamente nel momento della loro morte”

&ldquo;Nel mese di maggio&nbsp; &#39;la Repubblica&#39; pubblicava un&rsquo;inchiesta sulla situazione del caporalato e precisava come le nuove schiave dei campi fossero le donne. Nell&rsquo;inchiesta la Basilicata non era presa in considerazione, eppure la situazione nei campi lucani non &egrave; diversa da quella delle altre regioni del Sud&rdquo;.&nbsp;Cos&igrave; la presidente della Commissione regionale per le pari opportunit&agrave;, Angela Blasi.<br /><br />&ldquo;In questi giorni &ndash; afferma la presidente Crpo – finalmente e tristemente, &egrave; riemersa la parola &#39;caporalato&#39; con tutto quello che ne consegue. I morti fanno resuscitare i problemi. E&rsquo; una triste considerazione che &egrave; doveroso fare. La vita di ogni persona vale molto di pi&ugrave; di pochi euro, semplicemente la vita di ogni persona vale&rdquo;.<br /><br />&ldquo;L&rsquo;inchiesta &ndash; riferisce Blasi &ndash; riportava testualmente: &lsquo;le donne sono pi&ugrave; affidabili ma, soprattutto, pi&ugrave; ricattabili e pi&ugrave; facili da piegare alla volont&agrave; dei caporali: per questo chi controlla il mercato del lavoro agricolo preferisce le connazionali. Nella sola Puglia, secondo i dati della Cgil, circa 40mila braccianti sono gravemente sfruttate con paghe che non superano i 30 euro per 10 ore trascorse a raccogliere fragole o uva&rsquo;. A quanto pare &ndash; sottolinea la presidente – le donne risultano essere pi&ugrave; predisposte a lavorare nei campi, sembrano poter sopportare di pi&ugrave; un lavoro &lsquo;delicato&rsquo;, ci sono frutti ed ortaggi, che devono essere maneggiati e raccolti con cura. Ecco che allora si riconoscono le prerogative di una donna, ma si dimentica la loro dignit&agrave;&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Il caporalato &egrave; un problema nel problema. E&rsquo; tutto un intreccio che porta ad un&rsquo;unica conclusione: la violazione dei diritti. Ogni lavoro deve essere dignitoso.&nbsp; Il ministro Martina &egrave; intervenuto sottolineando la necessit&agrave; di combattere il caporalato come la mafia e che per batterlo occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali. La Commissione per le pari opportunit&agrave; della Basilicata &ndash; rimarca Angela Blasi – chiede che si combatta il caporalato, ma che, soprattutto, si inizi a rispettare e riconoscere i diritti. Il riconoscimento dei diritti, infatti, &egrave; la chiave fondamentale per il riconoscimento della dignit&agrave;. Non ricordiamoci delle donne e non solo &ndash; conclude – esclusivamente nel momento della loro morte. Il lavoro nobilita la persona, non la uccide&rdquo;.<br />

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