Benedetto su diritto studio universitario diversamente abili

Il consigliere dell’Idv: “Un’inadempienza che pesa in particolare sulle spalle dell’assessore alla Formazione Viti, ancora più ingiustificata se si pensa che la normativa non richiede spese ma più semplicemente una semplice intesa con l’Università”

“A pochi giorni da una nuova manovra finanziaria regionale (l’assestamento di bilancio) si ripropone, in tutta la sua rilevanza politica ed istituzionale, la questione del mantenimento da parte della Giunta di impegni assunti solennemente in leggi finanziarie, come in altre leggi, che non ammettono alibi o giustificazioni. Mi riferisco a quanto previsto dall’art.28 della Legge Finanziaria Regionale 2012, sulla base di un mio emendamento accolto in Consiglio, per favorire l’accesso agli studi universitari dei soggetti diversamente abili ed ipovedenti.”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale dell’Idv, Nicola Benedetto, sottolineando che “nell’articolo (è il caso di ricordarlo a chi ha la memoria corta o ritiene che le leggi siano solo un’enunciazione di principi) è scritto che la Giunta regionale entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge (termine abbondantemente superato) avrebbe dovuto approvare una proposta di intesa con l’Università della Basilicata per colmare la pesante discriminazione che vivono le persone diversamente abili e gli ipovedenti. Invece, a breve, si rimetterà in moto la macchina concorsuale dei test di ingresso per l’immatricolazione ad una serie di corsi di laurea ma senza garantire a queste categorie sociali deboli il diritto allo studio universitario, continuando a tenere in piedi una ‘barriera’ tra cosiddetti normodotati e diversamente abili”.

“Un’inadempienza – aggiunge Benedetto – che pesa in particolare sulle spalle dell’assessore alla Formazione-Lavoro-Cultura, Vincenzo Viti, ancora più ingiustificata se si pensa che la normativa di legge non richiede spese ma più semplicemente una serie di misure, azioni, provvedimenti di facile attuazione attraverso una semplice intesa con l’Università. E’ dunque questa una questione innanzitutto di civiltà e di rispetto della persona che merita tutta l’attenzione dovuta al pari di qualsiasi altra problematica di natura economica, produttiva, sociale”. “L’assessore Viti – conclude l’esponente dell’Idv – non può lavarsene le mani magari dietro la scusa degli eccessivi impegni in convegni, conferenze, dibattiti, ecc. in quanto se non riesce a reggere questo ritmo di lavoro, anche perché distratto e distolto da altre consulenze politiche e personali, farebbe bene ad ammetterlo e a trarne le conseguenze. Quando infatti le inadempienze toccano diritti dei più deboli sono doppiamente da censurare”.

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