Benedetto: Rapporto Bankitalia preoccupante

Per il capogruppo Idv in Consiglio regionale è indispensabile un aggiornamento del programma di legislatura per adeguare programmi e progetti alla nuova pesante realtà socio-economica

“Il Rapporto della Banca d’Italia sulla situazione economica e produttiva della Basilicata nel 2010 ha il sicuro merito di riaccendere l’attenzione sui problemi veri di questa fase politico-istituzionale”. Lo sostiene il capogruppo dell’Italia dei Valori in Consiglio regionale, Nicola Benedetto secondo il quale “il Presidente De Filippo avrà pure i suoi buoni motivi e, ci auguriamo, disporrà di altre indagini statistiche autorevoli per sostenere che questo Rapporto alimenta allarmismo. Noi, per il momento, ci limitiamo a commentare i dati diffusi dall’istituto di credito nazionale e, tra tutti, quello del Pil regionale che, in un anno, scende del 4,5 per cento, per esprimere tutta la nostra preoccupazione e per rivendicare una svolta nella gestione dei programmi di spesa dei fondi europei e in generale dei programmi per l’occupazione e lo sviluppo”.

“Intanto – prosegue Benedetto – non mi pare che serva a nulla polemizzare con dirigenti e funzionari della filiale di Potenza di Bankitalia i quali non possono essere certo tacciati di aver esagerato nei dati negativi. Mi sembra sicuramente più utile e produttivo analizzare ogni indicatore economico, a partire dai 5.400 posti di lavoro persi, una flessione che è stata più intensa sia rispetto a quella registrata in Italia, sia rispetto a quella relativa al Mezzogiorno, con oltre 6 mila giovani in più che né lavorano e né studiano. Anche l’andamento della produzione industriale registra un nuovo pesante calo acuendo le difficoltà dell’imprenditoria locale per uscire dalla crisi e reggere la competitività, mentre le imprese del comparto manifatturiero continuano a registrare una contrazione del credito”.

“La nostra lettura del Rapporto – conclude il capogruppo Idv – ci porta a ritenere indispensabile un aggiornamento del programma di legislatura per adeguare programmi e progetti alla nuova pesante realtà socio-economica. Pensiamo, dunque, ad un impegno di maggiore qualità sui temi del lavoro e dell’impresa piuttosto che perdere tempo in altre questioni di assetti istituzionali che sono lontani mille miglia dai bisogni concreti e reali delle nostre comunità e dei ceti produttivi”.

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