“Per lo Stato di diritto e il diritto alla conoscenza contro la ragion di Stato": questa la mozione del capogruppo regionale del Cd che sottolinea l'iniziativa del Partito Radicale e parla di: “Impegno non certo formale del Consiglio regionale”
“L’approvazione ieri all’unanimità da parte del Consiglio regionale della mozione riferita al progetto/campagna ‘per lo Stato di diritto e il diritto alla conoscenza contro la ragion di Stato’, su iniziativa del Partito Radicale e fortemente sostenuta dal segretario regionale dei Radicali Lucani, Maurizio Bolognetti, anche attraverso lo sciopero della fame, rappresenta un impegno dell’Assemblea consiliare in difesa dello Stato di diritto, per ridare forza alle nostre democrazie e per il diritto universale alla conoscenza”. E’ il commento del consigliere regionale del Centro democratico, Nicola Benedetto, sottolineando che la mozione raccoglie il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: ‘Riconoscere e affermare i diritti fondamentali dell'uomo è un impegno continuo, che richiede intelligenza e passione, in tutti i continenti e a tutte le latitudini. Anche nelle società che hanno posto i principi di libertà, di uguaglianza, di pari dignità tra le persone alle fondamenta dei propri ordinamenti giuridici. Queste conquiste non sono mai acquisite una volta per tutte, ma vanno continuamente inverate e rese vitali. Per queste ragioni è particolarmente meritoria l'iniziativa del Partito Radicale e degli altri organizzatori della Seconda Conferenza Internazionale su "Universalità dei Diritti Umani per la transizione verso lo Stato di Diritto e l'affermazione del Diritto alla Conoscenza”.<br /><br />“E’ il caso di ricordare – continua Benedetto – che secondo il secondo rapporto del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa al 31 dicembre 2014: – L’Italia è al primo posto, seguita da Turchia, Russia e Ucraina, tra i paesi che non hanno dato seguito alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’Uomo; – l’Italia è al primo posto tra i paesi da cui provengono denunce ripetitive, ovvero per le stesse violazioni, con più di 8000 domande relative alla durata delle procedure giudiziarie e l'esecuzione delle decisioni prese ai sensi della legge Pinto, legge che aveva lo scopo di prevenire i ricorsi alla Corte; – che dal 1959 al 2014 l’Italia è il paese ad aver subito più condanne dopo la Turchia; e il 51 per cento delle sentenze contro l’Italia riguardano la durata eccessiva delle procedure giudiziarie; -che l’elevato numero di sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo e delle decisioni del Comitato hanno rilevato a partire dagli inizi degli anni 1980 problemi strutturali in Italia a causa della durata eccessiva dei procedimenti civili, penali e amministrativi” e “che i ritardi eccessivi nell'amministrazione della giustizia costituiscono un pericolo grave per il rispetto dello Stato di diritto”. <br /><br />“Su questi temi il Consiglio regionale – conclude Benedetto – ha voluto esprimere il suo impegno che non è certo formale”.<br /><br /><br />