“La risposta di Poste Italiane sui prolungati disservizi a Bella che sarebbero provocati dalla “carenza di toponomastica” va rispedita al mittente, ammesso che arrivi in tempi rapidi e non secondo i tempi ai quali sono abituati i cittadini di Bella. E’ ormai accertato e risaputo che una raccomandata spedita da Bella indirizzata ad utente di Potenza può impiegare anche 20 giorni”. A dichiararlo è l’assessore al Comune di Bella Carmine Ferrone per il quale “l’alibi non regge perché non è in servizio un portalettere fisso ma si alternano nel recapito della corrispondenza lavoratori con contratti trimestrali e che cambiano in continuazione. E’ normale che il portalettere precario non faccia in tempo a conoscere più che le strade del centro le numerose e popolose contrade e frazioni rurali molto estese. E poi – aggiunge l’assessore Ferrone – sarebbe sufficiente dotare il portalettere stagionale di un semplice strumento di orientamento con una semplice applicazione al telefonino. La verità è che i manager di Poste Italiane non hanno alcuna intenzione di ammettere di aver progressivamente dismesso i servizi all’utenza in questo come in tutti i piccoli comuni delle aree interne della provincia provocando danni agli utenti e aumentando il senso di isolamento di queste comunità”.
Per l’assessore al Comune di Bella “è estremamente positivo che l’Anci abbia rilanciato il pressing nei confronti di Poste Italiane raccogliendo le sollecitazioni di sindaci ed amministratori perché solo dando forza di rappresentanza ai Municipi è possibile rimuovere l’atteggiamento della società postale sempre più intenzionata a ritirarsi dai centri minori dopo averli spremuti grazie al monopolio esercitato da sempre. Confidiamo pertanto nella nuova azione dell’Anci come in quella dei parlamentari lucani e della Regione”.
Nel ricordare la battaglia condotta negli anni passati dai cittadini di Bella con l’Amministrazione Comunale in testa per scongiurare la chiusura degli uffici postali nelle frazioni di Sant’Antonio Casalino e S.Cataldo, Ferrone aggiunge che “non basta tenere aperti gli uffici sia pure a giorni alterni come accade nelle due frazioni se poi gli stessi presidi non rispondono alle esigenze di una comunità popolosa ed estesa sul territorio che per servizi finanziari può contare solo su una banca”.
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