Banca popolare Bari e Ceta, Rosa: approvate due mozioni

Per il capogruppo di Lb-Fdi “dobbiamo tutelare le nostre eccellenze e le nostre peculiarità”

&ldquo;Nel Consiglio regionale di ieri, 5 luglio, sono state approvate due nostre importanti mozioni. La prima per chiedere lo stop alla sottoscrizione del Ceta, il famigerato accordo di libero scambio tra l&rsquo;Unione europea e il Canada. Siamo, probabilmente, la prima Regione che prende una posizione netta contro tale accordo&rdquo;.<br /><br />E&rsquo; quanto evidenzia il capogruppo di Lb-Fdi Gianni Rosa che aggiunge &ldquo;la seconda mozione chiede la revisione del Piano industriale della Banca Popolare di Bari la cui applicazione comporter&agrave; la perdita di numerosi posti di lavoro&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Il Ceta &ndash; dice – approvato lo scorso febbraio dal parlamento europeo, prevede l&rsquo;abbattimento del 90 per cento delle barriere tariffarie ma anche la semplificazione delle barriere &lsquo;non tariffarie&rsquo; e, quindi, del complesso sistema di standard, regole di produzione e di protezione della qualit&agrave; e dell&rsquo;ambiente. In pratica si tratta di un attentato alle nostre eccellenze agroalimentari. Il Consiglio regionale impegna la Giunta a esprimere sui tavoli nazionali e nelle sedi competenti, parere negativo alla ratifica del Ceta (Comprehensive economic and trade agreement) e a sostenere con ogni mezzo le ragioni che vedono, nel suddetto accordo, un meccanismo di pericolosa deregolamentazione degli scambi commerciali a scapito della produzione agroalimentare made in Italy&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Con la seconda mozione approvata, invece &ndash; continua – si impegna la Giunta regionale a intervenire, con ogni mezzo, affinch&egrave; la Bpb modifichi il nuovo piano industriale: un esubero di 504 unit&agrave;, la unificazione di tre direzioni generali (Teramo, Potenza e Pescara a quella di Bari), l&rsquo;outsourcing per alcune attivit&agrave; ritenute accessorie al core business della banca e la chiusura di circa 20 filiali, entro il 2017, con possibilit&agrave; di aumentarne il numero. Solo dall&rsquo;accorpamento della direzione di Potenza sono a rischio 140 posti di lavoro. L&rsquo;anticipazione della chiusura di 20 filiali, entro il 2017, sulla base dei criteri delle prospettive di crescita, di numero di utenza e di profitto penalizzer&agrave; in particolar modo la Basilicata&rdquo;.<br /><br />&ldquo;L&rsquo;Italia e la Basilicata &ndash; conclude Rosa – non possono permettersi di cedere il passo alle economie delle lobbies e dei &lsquo;grandi numeri&rsquo;. Dobbiamo tutelare le nostre eccellenze e le nostre peculiarit&agrave;. Essere una piccola regione non vuol dire scomparire dall&rsquo;agenda politica e da quella industriale. Esistiamo anche noi&rdquo;.<br /><br />L.C.<br />

    Condividi l'articolo su: