Autilio: no ad ipotesi saggi su accorpamento piccole Regioni

“Non vorremmo che il nuovo Governo che verrà con il Parlamento appena eletto possa riprendere un’iniziativa che per noi è dannosa e che non porta alcun risultato in termini di governance territoriale”

&ldquo;Nel quadro di un riassetto delle autonomie regionali, mi sembra &lsquo;poco saggio&rsquo; prevedere l&rsquo;ipotesi di accorpamento, sia pure su base volontaria, delle Regioni di piccole dimensioni, nonostante l&rsquo;obiettivo ampiamente condivisibile di garantire un governo pi&ugrave; efficiente&#39;&#39;. E&#39; il commento del presidente della Seconda commissione consiliare, Bilancio e Programmazione, Antonio Autilio (Idv) al capitolo che il gruppo di lavoro sulle riforme istituzionali, nominato dal Presidente Napolitano, ha dedicato al rapporto fra Stato e Regioni.<br /><br />&ldquo;Non vorremmo che il nuovo Governo che verr&agrave; con il Parlamento appena eletto &ndash; aggiunge Autilio &ndash; possa riprendere un&rsquo;iniziativa che per noi &egrave; dannosa e che non porta alcun risultato in termini di governance territoriale, confondendo i costi della politica con i bisogni di governo dei problemi e, quindi, delle comunit&agrave; locali. Pertanto i nostri parlamentari, come quelli delle cosiddette Regioni di piccole dimensioni, farebbero bene a tenere gli occhi ben aperti e a contrastare vecchi e nuovi disegni che, tra l&rsquo;altro, troverebbero terreno fertile tra i nuovi amministratori regionali del Nord, come dimostra l&rsquo;ultima trovata leghista di nominare &lsquo;Ministro&rsquo; delle Regioni del Nord l&rsquo;assessore all&rsquo;agricoltura con il &lsquo;mandato&rsquo; di trattare direttamente con l&rsquo;Unione europea e non con il Ministro per le Politiche Agricole e Alimentari del Governo Italiano. Senza volerci chiudere a riccio in una difesa localistica, se vogliamo realizzare il riordino delle autonomie regionali senza privare territori regionali della propria istituzione pi&ugrave; rappresentativa &ndash; continua Autilio &ndash; si potrebbe rovesciare il ragionamento e riprendere i progetti, come quello della &ldquo;Grande Lucania&rdquo;, per ridefinire i confini geografico-amministrativi, tenuto conto del nostro modello di piccola regione virtuosa nella spesa pubblica che dimostra che piccolo non significa sprechi &rdquo;.<br /><br />Per il presidente della Seconda commissione consiliare &ldquo;&egrave; invece positivo che la relazione del gruppo dei saggi individui la necessit&agrave; di strumenti di cooperazione e coordinamento istituzionale tra Enti Locali, tra diverse Regioni, tra Stato e Regioni. Inoltre, viene ribadito che il punto pi&ugrave; critico del nuovo titolo V della Costituzione, approvato nel 2001, &egrave; rappresentato dalla ripartizione delle competenze legislative tra Stato e Regioni (Art. 117), e in specie dalla enumerazione delle materie di competenza concorrente. Il Gruppo di lavoro – si legge nella relazione – propone perci&ograve; che con un disegno di legge costituzionale ad hoc siano introdotte alcune limitate modifiche all&#39;articolo 117 della Costituzione. Esse – spiegano i saggi – dovrebbero prevedere che l&#39;elenco delle materie di competenza concorrente sia radicalmente sfoltito, assegnando alla competenza esclusiva dello Stato le grandi reti di trasporto e navigazione, i porti e aeroporti civili di interesse nazionale, la attivit&agrave; di produzione e trasporto di energia di interesse nazionale, l&#39; ordinamento della comunicazione e le reti di telecomunicazione di interesse nazionale, attribuendo conseguentemente alla potest&agrave; legislativa regionale le infrastrutture e le reti di interesse regionale e locale e i porti turistici. Diventa perci&ograve; indispensabile &ndash; commenta Autilio &ndash; un approfondimento della questione in relazione al fatto che in Basilicata, come &egrave; arcinoto, si realizzano le pi&ugrave; rilevanti attivit&agrave; petrolifere il cui controllo, secondo l&rsquo;orientamento dei Ministri-tecnici del Governo Monti, spetterebbe quasi in via esclusiva allo Stato&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Inoltre, in materia di federalismo fiscale – afferma Autilio – i saggi hanno fatto bene ad evidenziare che la riforma della finanza locale e regionale avviata con la legge 42/2009 sul federalismo fiscale e con i successivi decreti legislativi &egrave; stata frenata dalla crisi economico-finanziaria. Condivisibili, infine, sono le indicazioni di approvare la Carta delle Autonomie per la specificazione delle funzioni amministrative degli Enti locali e prevedere la drastica semplificazione dei livelli intermedi di amministrazione tra Regione e Comune; assegnare a ciascun livello di governo imposte proprie; determinare le capacit&agrave; fiscali standard di ogni ente, opera che a differenza di quella relativa ai costi e fabbisogni standard non &egrave; mai cominciato; rivisitare il patto di stabilit&agrave; interno e la legge rafforzata di bilancio, per consentire forme di flessibilit&agrave; anche a livello regionale&rdquo;.<br /><br /><br />&nbsp;&nbsp;

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