Per il presidente del gruppo consiliare dei Popolari Uniti “questa è una maggioranza a geometrie variabili, con partiti di governo che in Commissione si dissociano dai provvedimenti pure votati dai loro assessori”
“Manca un'anima a questa manovra e il presidente de Filippo deve trarne le conseguenze subito dopo l'approvazione, perchè questa è una maggioranza a geometrie variabili, con partiti di governo che in Commissione si dissociano dai provvedimenti pure votati dai loro assessori. Si denota una mancata concertazione, uno scarso feeling con le difficoltà sociali della regione che portano ad inserire un ticket sulle ricette farmacologiche, assessori che incrementano il buco della spesa pubblica con l'assunzione di ulteriori precari interinali, altri che non parlano, non vedono e non sentono, come nel caso della sanità, dei trasporti, sono il segno che siamo al limite della comprensione”. E’ quanto dichiarato dal consigliere dei Popolari uniti, Luigi Scaglione, nel corso del suo intervento durante la discussione consiliare in merito alla manovra di assestamento di bilancio.
”I Popolari uniti – ha continuato Scaglione – combattono questa battaglia di coerenza da tempo e non possono accettare un assestamento di bilancio che corre dietro alle emergenze senza sapere su quale approdo giungere. Mancano i dati, le cifre nei tagli e negli ipotetici sconti da fare per tenere i conti in ordine e poi si dimentica di intervenire sul clamoroso buco dell'Asm con oltre 30 milioni di euro di deficit, di sostenere i piccoli Comuni con il Fondo di coesione, di andare avanti con le riforme vere e tenere attivi bubboni come Alsia, Consorzi, e dimenticarsi delle Aree programma. E poi, non riuscendo a fare la politica della riforma sanitaria con i presidi distrettuali, si chiudono gli ospedali di territorio con un semplice articoletto. Il centrosinistra coeso non può permettersi questo. C'e un attacco violento al sistema sanitario privato, come mai era accaduto prima. Eppure godiamo fama di essere attenti ed intransigenti nelle verifiche economiche. Ma sarebbe stato troppo dialogare prima? Noi Popolari uniti lo avevamo chiesto più volte in sede di discussione istituzionale in Commissione, ma a quanto pare si è trattato di un dialogo tra sordi tra un Dipartimento, quello della Sanità lucana, che non sente e soprattutto non ascolta. Circa seicento unità lavorative e 56 aziende sanitarie private non sono una nullità nel nostro sistema regionale e la sanità privata ha dato risposte forti ai bisogni dei lucani, mentre quella pubblica ha prodotto danni economici rilevanti per i quali, in questo assestamento, non vediamo risposte per gli oltre 30 meuro di passivo dell'Asm”.
“L’articolo 8 – ha aggiunto Scaglione – che riguarda le misure ipotizzate per il contenimento della spesa pubblica per le prestazioni sanitarie, può essere emendato attraverso la proposta di adozione di linee-guida, inoltrateci dai medici, che stabiliscono, in base alla patologia e quindi al bisogno espresso dal cittadino, la tipologia e il numero massimo di prestazioni effettuabili e riconosciute, rimborsabili ai centri: è inutile dire che è stato uno sforzo inutile nel condividerle. In quanto all’articolo 15 sul tema di disposizioni in materia di prescrizioni mediche nel quale si legge dell’obbligo per gli specialisti di utilizzare il ricettario del Servizio sanitario nazionale: esiste da anni, il problema è che la sua applicazione ha luogo da poco tempo e saltuariamente e non in tutte le strutture ospedaliere regionali. Pertanto ben venga il richiamo ai punti 3 e 4 ma forse si dovrebbe ipotizzare qualche misura ancora più forte per l’applicazione. In virtù dell’articolo 21 sull’introduzione dei ticket per l’assistenza farmaceutica, entrando nel merito politico dell’introduzione di questi ticket, ribadendo la nostra contrarietà, non si può non sottolineare che da anni la spesa farmaceutica territoriale è costantemente in calo nella regione Basilicata (nel 2010 – 6 per cento rispetto al 2009, dati della Corte dei Conti) mentre è fuori controllo quella ospedaliera; la problematica legata alla quota fissa di 2 euro per singola ricetta potrebbe creare qualche problema perché tutte le ricette avrebbero due pezzi di farmaci e quindi si avrebbe sicuramente un aumento del numero di scatole prescritte e forse anche un aumento di spesa. Da qui – ha concluso Scaglione – il nostro giudizio critico”.