Ass. Bene Comune: a Viggiano la Shoah dei bambini

“Bando all’intolleranza che serpeggia anche nelle nostre comunità, perché è da lì che spesso comincia lentamente il cammino verso il razzismo”. E’ questo il monito con il quale si è concluso l’incontro, in occasione della Giornata della Memoria, organizzato dall’Associazione Bene Comune e dedicato alla Shoah dei bambini, presso la propria sede, a Viggiano.
“La memoria è caratteristica fondamentale della nostra Associazione – ha detto il Presidente, Vittorio Prinzi – e la si vuole raccontare e custodire, una memoria che, in questo caso, intenerisce e commuove perché riguarda i bambini, vittime innocenti dell’odio antisemita, ma che al tempo stesso rende ancora più ingiustificabili e folli gli orrori della Shoah”.  Occorre prendere coscienza che della Shoah, se da un punto di vista storico responsabili sono stati i nazisti, da un punto di vista etico è stato l’uomo, dimostrando di essere capace del male più assoluto e spietato. Infatti la storia e l’uomo sono un campo in cui da sempre e quotidianamente si confrontano il bene e il male e la Shoah è stata una congiuntura nella quale la storia di un popolo, con le sue folli ideologie e le sue frustrazioni, e l’uomo, con il suo pensiero, hanno prodotto un “acuto”, direi un urlo bestiale, raggiungendo forse il punto più alto della irragionevolezza, anzi dell’”eclissi della ragione” (H. Arendt). Infatti, all’odio atavico dei cristiani contro gli Ebrei e alla loro ghettizzazione, si aggiunsero la scienza con la fisiognomica, il neoclassicismo con il prototipo dell’uomo tratto dall’arte greca, il nazionalismo dei popoli e l’esaltazione della loro purezza e identità, la filosofia, prima con Fichte e il “deutsch uber alles” e poi la teoria, male interpretata, dello “uber mensch” (super-uomo) di Nietzsche. In tutto questo pescò l’ideologia nazista e in altri pretesti che in quel momento la storia offriva, come “I Protocolli dei Savi di Sion”, in cui si ipotizzava falsamente un complotto degli Ebrei per conquistare il mondo. Le pesanti condizioni di pace e gli indennizzi esosi imposti al popolo tedesco dagli accordi di Versailles (1919) e il “Mein Kampf” (1923) di Hitler fecero il resto, in un mix esplosivo insensato e irrefrenabile, con le conseguenze dei campi di sterminio e la programmata eliminazione di tutti gli Ebrei, razza malefica e maledetta. A farne le spese, ahimè, furono anche i bambini, che avevano l’unica colpa di essere nati da Ebrei! Himmler, incaricato di eseguire il piano di sterminio, relativamente ai bambini ebrei affermò a più riprese che non si era “sentito autorizzato a lasciarli crescere”, perché sarebbero diventati dei “vendicatori”. La cosiddetta “questione ebraica” doveva essere risolta “senza compromessi”, non lasciando tale “onere” alle future generazioni, anzi, considerando questa eventualità come una “vigliaccheria”.
In tale contesto significativo è apparso l’intervento della dott. Miriam Lamacchia, la quale ha illustrato a quale punto si spinse la follia nazista, considerando i bambini delle vere e proprie cavie per esperimenti genetici, come nel caso de “I 20 bambini di Bullenhuser Damm”. Giovani vite (tra cui anche un bimbo italiano di 7 anni), spezzate dall’arresto, dalla detenzione nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dalla separazione dai loro genitori, dagli esperimenti medici, dal terribile epilogo: furono impiccati “come quadri appesi alla parete”!
La proiezione di due film-documentari: “La dura realtà” sulla Shoah dei bambini e “Salvate tutti” con interviste a persone che, allora bambini, si sono salvate, come le sorelle Bucci, hanno offerto spunti di riflessione per il dibattito.

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