Lo studio effettuato da un gruppo di Ricercatori dell’Irccs Crob di Rionero in Vulture dal titolo “Lenalidomide and low dose dexamethasone for newly diagnosed primary plasma cell leukemia” e pubblicato online su PubMed lo scorso 20 agosto, comparirà a breve su “Leukemia”, rivista scientifica americana ai primissimi posti nel ranking onco-ematologico mondiale. Lo rende noto l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di Rionero spiegando che “Si tratta di una ricerca no-profit, avviata nel 2009 e interamente progettata, condotta e coordinata, a livello nazionale, dalla UO di Ematologia e Trapianto di Cellule Staminali Emopoietiche dell’Istituto rionerese”. Il dottor Pellegrino Musto, Direttore Scientifico dell’Irccs-Crob e “Principal Investigator” dello studio, ricorda come “la leucemia plasmacellulare, rara variante del più frequente mieloma multiplo, rappresenti uno dei tumori ematologici più aggressivi”. I risultati dello studio, condotto su 23 pazienti e che ha coinvolto altri 11 Centri Universitari, Ospedalieri e di Ricerca italiani (Torino (2), Milano, Ancona, Roma (2), S. Giovanni Rotondo, Potenza, Catania, Cosenza, Reggio Calabria), hanno evidenziato come un trattamento basato sull’uso di lenalidomide (agente immunomodulante già impiegato in clinica) sia in grado, se seguito da procedure di trapianto con cellule staminali emopoietiche, di migliorare significativamente la sopravvivenza, rispetto alle terapie convenzionali, in molti pazienti affetti da questa grave patologia tumorale. Il Dr. Musto sottolinea come "lo studio, il primo al mondo condotto in maniera prospettica in questo tipo di neoplasia, abbia anche consentito, nell’ambito di un progetto di Ricerca Finalizzata finanziato dal Ministero della Salute e sviluppato presso i Laboratori di Ricerca dell’Irccs Crob di Rionero e quelli dell’Irccs Ca' Granda dell’Ospedale Maggiore Policlinico Universitario di Milano, di raccogliere e analizzare il materiale genetico di questi pazienti. Ciò ha permesso di evidenziare, in particolare, come talune delle alterazioni del Dna e del Rna riscontrate costituiscano una vera e propria 'firma genomica', in grado di prevedere l’evoluzione della malattia in funzione del trattamento somministrato e di identificare alcuni nuovi potenziali bersagli terapeutici molecolari. Questi ultimi dati erano stati già in parte riportati nel corso del 2013 in due precedenti pubblicazioni dell’Istituto sulla rivista 'Clinical Cancer Research'. Si tratta di un valido esempio di sperimentazione multicentrica – conclude il Dr. Musto – condotta secondo i criteri della 'Good Clinical Practice' e nell’ambito di quella ricerca clinica e traslazionale che caratterizza specificamente l’attività dell’Irccs-Crob e ne documenta, ancora una volta, l’impegno, la vitalità e la visibilità nel panorama scientifico nazionale e internazionale”.
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