“Con l’astensione dalle udienze dal 16 al 23 marzo prossimi l’Organismo Unitario dell’Avvocatura (Oua) intende portare all’attenzione dell’opinione pubblica i cambiamenti profondi che riguarderanno i cittadini e gli operatori del diritto con l’introduzione della media-conciliazione.
L’Associazione Nazionale Giovani Legali (Agl), attraverso lo strumento democratico dello sciopero, – si legge in un comunicato – aderisce all’astensione proclamata dall’Oua e manifesta il suo dissenso verso l’immediata introduzione dello strumento conciliativo quale condizione di procedibilità.
«L’introduzione dello strumento conciliativo – spiega l’avvocato Giampaolo Brienza, componente del direttivo nazionale dell’Agl e consigliere dell’Ordine degli avvocati di Potenza – oltre a rappresentare evidenti violazioni di diritti costituzionalmente garantiti, rappresenta un passo indietro per tutta l’avvocatura ed in particolare per i giovani legali, che maggiormente risentiranno delle conseguenze della norma introdotta».
La conciliazione è destinata a lasciare segni. «La drammaticità della situazione in cui versa oggi l’avvocatura – aggiunge Brienza – riceve un ulteriore colpo i cui effetti saranno palpabili nell’immediato futuro. Lo strumento della conciliazione prevede la possibilità di risoluzione di controversie, per determinate materie, senza l’assistenza obbligatoria del difensore. Ciò determina, non solo una forte diminuzione di occasioni nelle quali l’avvocato potrà mettere a disposizione della comunità la proprie specifiche competenze, ma anche una tutela, forse non del tutto effettiva, di coloro i quali mediante lo strumento della conciliazione mirino alla risoluzione delle controversie auspicando la tutela dei loro diritti. Paradossalmente si assiste ad un’inversione di paradigma in cui la tutela giuridica è affidata non a competenze specifiche bensì a quanti siano semplicemente iscritti ad un ordine non necessariamente con indirizzo giuridico. Il tutto in una società del XXI secolo che promuove e incoraggia il conseguimento sempre maggiore di specializzazione per competere a livello globale».
Secondo l’avvocato Brienza, la conciliazione avrà ripercussioni soprattutto per i giovani legali. «La professione forense – evidenzia – rappresenta l’ancora di salvezza, il ripiego di quanti dopo aver completato il ciclo di studi giurisprudenziali attende di partecipare e magari vincere un concorso pubblico. La situazione dei giovani legali come problema sociale c’è ed esiste. La scelta di ampliare, permettendo anche ad altre categorie professionali la possibilità di essere conciliatori, appare se non altro beffarda se si pensa che il numero di laureati in giurisprudenza è elevatissimo. L’esercito dei dottori in giurisprudenza è la logica conseguenza della miope scelta del numero chiuso all’accesso ad altre facoltà. Il Sud Italia, fanalino di coda dell’occupazione, ne risente particolarmente, collocando i giovani legali, dopo anni di preparazione e dedizione agli studi, quasi in un esilio giuridico».
BAS 05