Dopo il protocollo d'intesa del progetto economico e sociale “We are the People" che mira a favorire la crescita del territorio e l’accoglienza dei profughi, in attesa degli sviluppi e quindi dei passi successivi legati principalmente alla volontà reale di investimenti del magnate egiziano Naguib Sawiris, la Regione deve continuare a fare la sua parte monitorando i servizi di accoglienza già garantiti sul nostro territorio perché diventino un’occasione di sviluppo del Terzo Settore, della cooperazione e dell’associazionismo sociale oltre che cattolico e quindi di occupazione. E’ quanto afferma il segretario regionale della DC-Libertas Giuseppe Potenza.
La polemica forzata di quanti leggono il nuovo progetto e le azioni della Giunta come un disegno unico rivolto ad affrontare la questione dello spopolamento dei nostri comuni attraverso l’ospitalità di immigrati e profughi – dice Potenza – non mi interessa perché è evidente che la questione demografica va gestita con ben altri strumenti. E’ del tutto evidente che nessun comune e tanto meno l’intera regione possono essere quell’ “isola” a cui si richiama il magnate egiziano che in verità dimostra di non avere una proposta strategica del tutto chiara.
La verità è che ogni qualvolta Papa Francesco affronta la questione migratoria- osserva il segretario regionale DC- Libertas- nel nostro Paese c’è chi non resiste alla tentazione polemica. Soprattutto, quando il Papa ricorda a credenti e non credenti che l’accoglienza, di fronte a tanta umanità dolente proveniente dalla sponda africana, è sacrosanto dovere delle persone di retta coscienza. Siamo di fronte a un fenomeno epocale, rispetto al quale non è lecito stare alla finestra a guardare. Una di quelle questioni che andrebbero sottratte all’ordinaria contesa politica, al consueto scontro fra maggioranza e minoranze politiche. Una sfida culturale che supera la pura dimensione umanitaria, e impone un’operazione politica delle Istituzioni nazionali e sovranazionali tesa a realizzare e regolare “contesti sociali” che ci portino oltre le antiche chiusure degli Stati nazionali. Una prospettiva – continua- che carica la società civile, nelle sue molteplici componenti, della responsabilità di avvertire pienamente l’istanza della “globalizzazione dei diritti”. Ci sono migliaia di persone che fuggono da guerre e miserie e non c’è bisogno di scomodare la solidarietà della chiesa per capire che essi vanno aiutati nel nome dei valori con i quali l’occidente è nato e ai quali si ispira. Di qui l’impegno a rilanciare il progetto proposto da associazioni cattoliche e di volontariato della Basilicata di dare un alloggio ad una famiglia di immigrati e ricevere una risorsa umana e produttiva di cui tanti nostri paesi ridotti a poche centinaia di residenti hanno assoluto bisogno se vogliono pensare ad un futuro. Sarebbe sufficiente – continua Potenza – che il Governo italiano destinasse un quinto della spesa necessaria alla gestione della attuale fase di prima accoglienza (si pensi ai Centri permanenti con tutti i disagi per quanti ci vivono per mesi e ai focolai di tensioni) in parte come incentivo diretto per l’ospitalità e in parte ai Comuni per la gestione dei servizi di accoglienza più duratura per ottenere risultati importanti. Tra i risultati il ritorno della presenza umana, di bambini e giovani nei nostri comuni ma anche l’opportunità di manodopera specie agricola che come sanno i titolari di aziende specie zootecniche da noi registra una grande carenza per la nota indisponibilità dei nostri giovani a fare i pastori e gli allevatori
Per Potenza inoltre non si sottovalutino che i fatti di Sasso Castalda e Chiaromonte, con episodi di protesta dei profughi ospiti in strutture di quei Comuni, come le condizioni di vita di tanti giovani extracomunitari che non sanno come trascorrere il tempo in attesa del permesso che può durare anni, richiamano alla necessità di programmare attività di socializzazione, impegno lavorativo degli ospiti e di adeguata organizzazione dei servizi di quanti hanno in gestione centri e strutture.
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