“Un Consiglio regionale composto interamente da uomini che, tra le prime iniziative, assume quella di discutere una proposta di legge vergognosa che parte dalla premessa di una definizione dell’aborto come “causa di calo demografico” e “prima causa di morte in Europa”: questo lo scenario. Qui Basilicata, Italia, 2014”. E’ quanto afferma, in un comunicato stampa, la Cgil, commentando una proposta di legge presentato “da Aurelio Pace (Gruppo Misto) e Luigi Bradascio (Pp), ma subito sottoscritta da un nutrito gruppo di consiglieri appartenenti a vari gruppi: Pd, Udc, M5S, Forza Italia e Fratelli d’Italia”.
“I nostri consiglieri – sostiene la Cgil – si preoccupano del calo demografico in Basilicata causato anche dall’aborto (testualmente) ma non di quello determinato dall’emigrazione dei nostri giovani, quelli spesso laureati e specializzati, che non hanno alcuna possibilità di accesso a opportunità di lavoro; si preoccupano di promuovere la natalità, affermando che essa è compromessa dal fatto che le donne utilizzano l’aborto come mezzo di controllo delle nascite, consegnandoci una visione della autodeterminazione dei cittadini che credevamo superata in Italia ed in Europa. Affermano che l’aborto è “la prima causa di morte in Europa, più del cancro e dell’infarto”, togliendoci così ogni dubbio sul principio ispiratore di questo intervento e rimuovendo dal centro della questione la soggettività della donna, i drammi, le paure che accompagnano sempre ogni scelta di libertà e di autodeterminazione sulla propria condizione. ”. Inoltre “la legge si propone di tutelare le donne che rinunciano ad abortire, affidando il loro destino ai Centri per la Vita, che dovranno studiare un “progetto di aiuto personalizzato” che include l’erogazione di 250 euro al mese per 18 mensilità, che potranno essere sospese qualora la madre “non rispetti gli impegni concordati nel progetto di aiuto. Stiamo alla versione lucana della becera impostazione culturale presente nella legge spagnola che, giustamente, sta facendo gridare allo sdegno milioni di persone: ci spiegheranno perché non si debba abortire, offriranno soldi per non farlo e metteranno donne lucane in tutela a privati che dovranno vigilare sulle scelte, spesso drammatiche, che accompagnano questi momenti”.
Sono “Centomila euro: questa la cifra stanziata, sufficiente, dunque, ad aiutare una ventina di donne in tutto. Molta ideologia, tanta propaganda, poca sostanza”.
“Ci piacerebbe – si legge nel comunicato – un Fondo per la Vita, certo; per la vita di quelle centinaia di donne lucane che ogni anno sono costrette a lasciare il lavoro per prendersi cura dei figli, a causa di uno stato sociale carente; per quelle famiglie lucane che non riescono a comprare il latte e i pannolini per i loro bambini; per quei nostri giovani che abbandonano la Basilicata anche a causa di una classe politica che non riesce ad arginare emergenze sociali drammatiche come la disoccupazione giovanile.
Vorremmo che l’aborto, questione delicata e drammatica, fosse discussa, pur nella diversità di opinioni, dalle donne, innanzitutto. Vorremmo che qualsiasi aiuto alle donne fosse gestito dalle istituzioni e non da associazioni private di ispirazione religiosa”.
"Intervenga – aggiunge ancora – il presidente Pittella e dica cosa pensa di questa iniziativa; se la stessa rientra nella sua idea di rivoluzione democratica. Si cominci seriamente a discutere di questioni reali: lavoro, servizi sociali efficienti ed estesi, una legge per la rappresentanza di genere anche in regione, sostegno reale alle famiglie e all’infanzia".
La Cgil di Basilicata intraprenderà “tutte le iniziative necessarie per fermare questa vergogna e promuovere l’avvio di una seria discussione a tutto tondo che coinvolga innanzitutto le donne e fa appello a tutte le forze democratiche, laiche, della cultura e dei saperi perché tale vergogna non passi sotto silenzio”.
bas 02