Piano Sud e giovani: Nardiello (Pdci-Fds), doppia beffa

“Il piano per il Sud varato dal Consiglio dei ministri è un pacco vuoto e al tempo stesso una condanna per il futuro dei giovani. Surreale è la pretesa di arginare l'esodo biblico di migliaia di giovani diplomati e laureati (dati Svimez lo confermano) con tre soli centri di eccellenza. Per questo la manifestazione nazionale di oggi della Cgil contro le politiche del governo che proseguono l’attacco dei diritti dei lavoratori rubando il futuro dei giovani condannati a non conoscere il lavoro è una risposta ancora più importante alla politica antimeridionalista del centrodestra”. A sostenerlo è Giacomo Nardiello (Pdci-Fds), sottolineando che “non è tollerabile che una larga parte del Paese sia abbandonata al degrado sociale, al prepotere della criminalità organizzata, a pratiche politiche affaristiche e clientelari. Affrontare in modo determinato e innovativo la questione meridionale – aggiunge – significa affermare i principi dell’unità nazionale, della democrazia, dell’intervento pubblico nell’economia e invertire quindi le tendenze involutive dell’ultima fase. A tal fine occorre far leva sia sulle risorse umane, culturali e ambientali del Sud, sia su politiche perequative nazionali, prevedendo in particolare che il polo pubblico del credito, da noi proposto, assuma come compito istituzionale l’investimento nel Mezzogiorno. Condizione indispensabile per il riscatto del Sud è il rinnovamento della pratica politica e il ricambio dei gruppi dirigenti. Ma – continua Nardiello – la prima vera emergenza è l’occupazione specie giovanile. Per questo porre alla base della nostra proposta la centralità del lavoro vuol dire schierarsi dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori nel conflitto con la proprietà La questione sociale – conclude Nardiello – diventa con sempre maggiore evidenza, nel nostro Paese, una questione generazionale. Si riducono le aspettative di benessere delle nuove generazioni, crescono le divaricazioni tra i destini sociali dei giovani e tornano ad essere come un tempo determinanti le eredità familiari e geografiche nello sviluppo della personalità”.
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